Finanche la rubrica telefonica di Andrea Bonafede – alias Matteo Messina Denaro – era finita nella pendrive da vendere ai giornalisti. Sono per l’esattezza 768 file suddivisi in 14 cartelle, come raccontato ieri dal Fatto Quotidiano. Tutti finiti nell’offerta di vendita in un incontro al quale era presente anche Fabrizio Corona. L’offerta è stata poi fatta a Moreno Pisto che, resosi conto del materiale delicato e su consiglio del collega Giacomo Amadori, ha poi deciso di denunciare l’accaduto.
Cosa c’era nei file che hanno tentato di vendere a Corona
File segretissimi, dunque, provenienti dagli archivi informatici dei carabinieri di Campobello di Mazara e di Mazara del Vallo. Ma cosa c’era all’interno? “Aggiornamento MMD1”, “Escussione 9 febbraio 2023-07-20”, “Trasmissioni atti MMD”, “Scan cdcm”, questi alcuni dei nomi che contenevano i verbali di polizia riguardo alle perquisizioni a casa di Andrea Bonafede (’63) nei giorni successivi al 16 gennaio.
Mentre altri erano le scansioni di alcuni documenti sequestrati il 25 gennaio presso il covo di via San Giovanni 224 a Campobello. Tra questi il file denominato “agenda” contenente, come detto, la scansione della rubrica dei contatti.
Una foto della rubrica telefonica di Bonafede, “mai allegata agli atti del procedimento”. Si tratta, dunque, “di dati ed informazioni mai resi ostensibili e sui quali, sono in corso ulteriori approfondimenti”, come scrivono gli inquirenti. Atti segreti come gli interrogatori dei vicini di casa. Tutti documenti su cui, come detto, un militare e un politico avrebbero voluto fare affari.