Martedì è toccato a Elly Schlein, ieri a Giuseppe Conte tenere banco tra i deputati della Commissione Lavoro di Montecitorio. I leader del Pd e del Movimento Cinque Stelle sono scesi in pista per portare avanti la battaglia sul salario minimo. Una strategia ostruzionista che ha evitato ancora una volta il voto sull’emendamento soppressivo presentato dalla maggioranza con cui si vuole affossare la proposta delle opposizioni – fatta eccezione per Italia Viva di Matteo Renzi che ha deciso di sfilarsi dalla partita – di introdurre una soglia minima legale delle retribuzioni pari a 9 euro l’ora. Alla fine l’ufficio di presidenza ha deciso di rinviare la discussione al prossimo martedì.
Soddisfatte le opposizioni per aver evitato il voto dell’emendamento soppressivo. Il primo a parlare è stato il deputato del Pd Arturo Scotto. “Il rinvio a martedì – ha detto – pensiamo che sia il risultato di un lavoro dell’opposizione. Pensiamo allo stesso tempo che la maggioranza abbia il tempo di poter rivedere la posizione e rinviare definitivamente questo obbrobrio del soppressivo ritirandolo”. Anche il capogruppo alla Camera del M5S Francesco Silvestri è soddisfatto. “Abbiamo evitato che si votasse il soppressivo con un opera di partecipazione alla Commissione molto forte da parte delle opposizioni. Mi auguro che l’intervento di Conte abbia dato dei suggerimenti e che la maggioranza rifletta sulle sue parole per prendersi questo tempo per poter fare delle valutazioni diverse, delle valutazioni meno semplici a un problema complicato”.
La battaglia sul salario minimo delle opposizioni continua
Il presidente della Commissione Lavoro, Walter Rizzetto, ha un’opinione diversa. “Il mio compito è di far approvare la proposta il 28 in Aula. Non capisco e non concepisco il termine vittoria rispetto al fatto che le opposizioni hanno rinunciato a circa una ventina di interventi e fondamentalmente voteranno gli emendamenti al termine della giornata di martedì in cui voteremo sia la proposta di emendamento soppressivo sia le altre proposte di emendamento. La maggioranza ritengo in modo certo che sia granitica rispetto al tema”.
Un muro quello di maggioranza e governo di cui M5S e Pd sono ben consapevoli. “La situazione è drammatica per il futuro di questa pdl. Ma io non posso credere che questa battaglia sia persa”, ha detto Conte. La premier Giorgia Meloni, ha denunciato il leader dei 5 Stelle, non ha dimostrato nessuna sensibilità sul tema. “Ci sembra un atteggiamento completamente sbagliato rispetto a un problema sociale così urgente. Meloni non coglie che qui c’è in gioco un problema di dignità”.
Al termine del suo intervento in Commissione, in un punto stampa fuori da Montecitorio, Conte ha spiegato di essere intervenuto sperando “nella resipiscenza della maggioranza, che si ravvedessero. Invece c’è un atteggiamento di chiusura totale. L’unica cosa che hanno saputo presentare in quattro mesi di lavoro è un loro emendamento completamente soppressivo della nostra proposta. La presidente Meloni non si prende la responsabilità di portare rispetto e restituire dignità a tre milioni e 600 mila lavoratrici e lavoratori che prendono buste paga da fame. Facciamo la nostra battaglia in Commissione e in Aula e se non sarà sufficiente parleremo al Paese intero”. Schlein ha in mente una raccolta firme per una legge di iniziativa popolare con cui poi ritornare in Parlamento. Conte non esclude l’ipotesi anche se per ora lo scontro è tutto parlamentare. “Non ci fasciamo la testa, combattiamo in Parlamento, poi valutiamo”, dice.
Botta e risposta tra maggioranza e opposizione
L’ex premier si rivolge al presidente Rizzetto: “Io potrò brindare solo quando sarà approvata questa pdl e spero che potrà brindare anche lei”. E ricorda le aperture espresse in passato da Rizzetto sul salario minimo. Ma lui ribatte: “La vediamo per la prima volta qui in Commissione, ma non ha parlato della pdl”. Si aggiunge anche il sottosegretario Claudio Durigon: “Il salario minimo non è lo strumento adeguato, ma non può passare l’idea che qualcuno non pensi ai lavoratori”.
A margine, Durigon torna sul tema della copertura finanziaria. Ripreso anche da Tommaso Foti. “La pdl è priva di copertura finanziaria”, insiste il capogruppo alla Camera di FdI. “Butta la palla in tribuna”, ribatte Cecilia Guerra del Pd. “Trovate somme per le armi e non per consentire al sistema produttivo di adeguarsi con un finanziamento ponte”, incalza Conte. “Stiamo discutendo di un agguato”, dice il leader di Si Nicola Fratoianni in Commissione. Matteo Richetti di Azione parla di “ghigliottina irragionevole”. “Stanno calpestando le minime regole della democrazia parlamentare”, ha aggiunto Riccardo Magi di +Europa.