Proprio mentre il Paese ricorda le vittime della strage costata la vita a Paolo Borsellino e alla sua scorta, la Corte d’Assise d’appello di Caltanissetta ha confermato la condanna all’ergastolo del boss Matteo Messina Denaro.
L’ex primula rossa è accusato di essere stato uno dei mandanti delle stragi di Capaci e via D’Amelio che ha segnato il momento di massimo scontro tra Stato e mafia.
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Ergastolo confermato per Messina Denaro
Udienza a cui, come sempre, il boss ha rinunciato a partecipare continuando la sua strategia del silenzio. Durante la requisitoria il Procuratore generale Antonino patti e il sostituto Gaetano Bono avevano spiegato che “l’accusa che si muove a Matteo Messina Denaro è di avere deliberato, insieme ad altri mafiosi regionali, che rivestivano uguale carica, le stragi. Quindi ci occupiamo di un mandante, non di un esecutore”.
Ricostruzione smentita dal legale del boss che aveva chiesto l’assoluzione del proprio assistito in quanto, secondo il legale, ”non era ai vertici di Cosa nostra” del trapanese quando fu deliberata la stagione stragista del 1992.
Caduto Messina Denaro, è finita l’era dei corleonesi
“Siamo veramente soddisfatti della sentenza. Abbiamo riposto la nostra fiducia nello Stato che sia pure con ritardo ha dimostrato che la giustizia è implacabile quando si lavora seriamente come ha fatto la procura di Caltanissetta”. Lo ha detto il legale di parte civile dei figli di Paolo Borsellino, l’avvocato Fabio Trizzino.
Secondo l’avvocato “questa sentenza chiude definitivamente la stagione dei corleonesi, un momento terrificante della storia di Cosa nostra, fondata su una esigenza egemonica e di volontà di potenza di Totò Riina”.