Altro che approccio olistico, sui migranti è nata un’altra Libia in Tunisia

Sui migranti la Tunisia come la Libia: paghiamo Saied per non farli partire, lo stesso metodo dei lager di Tripoli

Altro che approccio olistico, sui migranti è nata un’altra Libia in Tunisia

È accaduto davvero. Sette anni dopo il criminale memorandum firmato con la Libia l’Unione europea firma un nuovo patto disumano, questa volta con la Tunisia. Dopo settimane di trattative l’accordo che prevede il sostegno economico da Bruxelles in cambio dell’attuazione di riforme economiche e (soprattutto) del controllo delle frontiere è stato firmato a Tunisi dal presidente tunisino Kais Saied, dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, dalla presidente del consiglio italiano Giorgia Meloni e dal premier dimissionario olandese Mark Rutte.

Sui migranti un film già visto

Il testo oltremodo generico parla di “una cooperazione economica e commerciale” e di “un approccio olistico alla migrazione” e di “porre rimedio alle cause profonde dell’immigrazione irregolare”. Di certo l’Unione europea, esattamente come accade alla Libia, si impegna a sostenere economicamente la Tunisia per migliorare il suo sistema di ricerca e soccorso in mare oltre al pattugliamento econtrollo delle frontiere. Ma s’impegna anche a favorire il rimpatrio dei cittadini tunisini che sono arrivati irregolarmente in Europa.

Di “copione che si ripete” parla il segretario di +Europa Riccardo Magi che definisce “un errore” quello di “pagare un regime, come quello della Tunisia, che non dà alcuna garanzia del rispetto dei diritti umani. Il risultato – spiega Magi – sarà che noi copriremo di soldi Tunisi, che per tenersi i migranti i primi mesi commetterà le peggiori violazioni dei diritti e della dignità delle persone, per poi tra qualche mese ritrovarci al punto di partenza, con gli sbarchi che non si fermeranno, i centri di accoglienza pieni e centinaia di persone che oltre a fuggire dal loro paese d’origine saranno costretti a scappare anche dalle carceri tunisine”.

L’accordo con la Tunisia non piace a nessuno

Dello stesso tenore è anche la riflessione di Emergency che sottolinea come l’accordo sia stato “stipulato sulla pelle delle persone”: “il copione applicato in Libia – spiega la Ong – è destinato a ripetersi: anziché gestire la migrazione in modo strutturale e umano, l’Europa sceglie ancora di appaltare la gestione dei flussi migratori a un Paese insicuro e instabile”. I parlamentari del Movimento 5 Stelle delle Commissioni Politiche Ue di Camera e Senato sottolineano come l’accordo rischi “di essere inutile” e di “alimentare crimini visti i gravi crimini contro i migranti sub-sahariani commessi dalle forze dell’ordine tunisine e la repressione di ogni dissenso politico e civile nel Paese”.

Come ricorda l‘associazione Baobab Experience “il memorandum è arrivato nonostante tutto, con una Tunisia in piena campagna razzista e xenofoba ad opera dello stesso presidente Saied Nel mirino, i migranti subsahariani residenti in Tunisia o in transito verso l’Europa”. Del resto, Saied nega tutto: “Gestione dei migranti violenta? Fake News dalle Ong”.

Per il presidente tunisino sarebbero infondate le accuse contro il suo governo di avere arrestato e deportato da Sfax nell’ultima settimana più di mille migranti subsahariani, trasferendoli con la forza e abbandonandoli nel deserto al confine con la Libia e con l’Algeria. Anche nell’ostinata negazione della realtà Tunisi da oggi appare sempre più vicina a Tripoli. Ora non resta che aspettare una manciata d’anni per sentire le istituzioni europee recitare il prossimo mea culpa. Non potevamo sapere, diranno, e invece è un futuro già scritto.