Il ministro Nordio lo ricordo bene quando faceva il pubblico ministero. Era molto ben allineato ad un certo pensiero politico che lo ha poi portato nel luogo prestigioso che oggi ricopre. Ricordo anche i suoi scritti quando ero giovane pubblico ministero in Calabria ed osavo indagare sulla borghesia mafiosa che teme come la peste il delitto di concorso esterno in associazione mafiosa.
Lui stava dalla parte di chi ci bombardava quotidianamente dalle istituzioni e da certa stampa per fermare il nostro lavoro in terra di ‘ndrangheta e forniva quel micidiale ombrello di un delineato pensiero giudiziario per contribuire alla nostra demolizione, obiettivo poi raggiunto, non certo per colpa di Nordio, ma di un livello, non me ne voglia il ministro, molto ma molto più in alto.
Nordio non può non sapere
Eliminare il concorso esterno in associazione mafiosa significa garantire l’impunità a quella sempre più ampia categoria di persone che pur non essendo organiche alle associazioni mafiose, le agevolano, rafforzano e ne favoriscono la loro esistenza. Si pensi ad imprenditori, banchieri, dirigenti e funzionari pubblici, appartenenti alle forze di polizia, magistrati, amministratori locali e regionali, politici a vari livelli.
Smantellare il concorso esterno in associazione mafiosa significa colpire la possibilità di investigare e se del caso processare la borghesia mafiosa. Non può non sapere il ministro della giustizia che le mafie si sono sempre più mimetizzate nell’economia, nella politica e nelle istituzioni ed hanno raggiunto la loro finalità di entrare anche nel cuore dello Stato grazie a collusioni crescenti e vitali per le organizzazioni.
Il disegno delle destre
Dopo la cancellazione dell’abuso d’ufficio che avrà l’effetto di impedire molto spesso di individuare corruzioni, concussioni, peculati e grandi truffe, si arriva all’obiettivo, tanto caro soprattutto a Forza Italia, ma alle destre in generale, ed anche a tanti altri pezzi della politica, che hanno sempre temuto e temono l’azione di quella parte della magistratura autonoma ed indipendente da ogni potere, materiale umano e professionale purtroppo sempre più raro.
L’abolizione del delitto di concorso esterno servirebbe anche a quei condannati in via definitiva a ritrovare la verginità penale in questo settore e magari diventare anche perseguitati e martiri della legge e della giustizia. Non possiamo non pensare al senatore Marcello Dell’Utri, fondatore di Forza Italia, condannato in via definitiva per mafia, recentemente perquisito dalla Procura della Repubblica di Firenze nell’ambito delle indagini sulle stragi, braccio destro di Berlusconi e recentemente beneficiario di un lascito testamentario da parte del cavaliere di Arcore di ben 30 milioni di euro.
Sarà stata proprio una fraterna amicizia. Tanti fanno il tifo per Nordio, non certo ovviamente tra le vittime delle mafie, perché potranno beneficiare della indegna riforma se andrà in porto, come il campano Nicola Cosentino sottosegretario del governo Berlusconi condannato in via definitiva per concorso esterno e Giancarlo Pittelli, uomo di Berlusconi e Dell’Utri in Calabria, poi transitato in Fratelli d’Italia, imputato per fatti di mafia in Calabria che recentemente nell’aula bunker, durante un’udienza del processo Rinascita Scott, ha pubblicamente sostenuto in sede di spontanee dichiarazioni che l’origine dei suoi guai risale al periodo in cui da Pm mi sarei inventato che esistono le massomafie.
Altro che Nordio, ora bisogna agire
Mala tempora currunt per chi si è opposto e si oppone al sistema. Questo Governo e questa maggioranza faranno quello che altri governi anche volevano in parte fare ma non ci sono riusciti. Ora c’è più coerenza e compattezza e la magistratura purtroppo non è più argine e baluardo come un tempo. Il popolo reagirà? Difficile pensare a mobilitazioni popolari, girotondi e cortei. Per chi non è indifferente e non vuole essere connivente o complice tocca però resistere e combattere, per la giustizia, per l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, per la stessa democrazia, anche contro una legalità formale ed un ordine costituito sempre più penetrato da un violento sistema criminale.
Di questi tempi meno armi ma più proiettili istituzionali. La domanda, che potrebbe essere retorica, alla vigilia della ricorrenza della strage di via D’Amelio a Palermo dove fu ucciso il Procuratore Borsellino che era di ostacolo alla trattativa tra pezzi di Stato e cosa nostra: le mafie oggi sono meno forti o più forti? Io so e dunque agisco.