Nemmeno le ultime considerazioni positive del governatore della Banca d’Italia e dell’Istat hanno convinto le destre a fissare per legge un salario minimo. Ostinatamente contrari a far guadagnare una somma decente a quasi quattro milioni di lavoratori privi di contratti nazionali, o tutelati (si fa per dire) da contratti pirata, ieri i partiti della maggioranza hanno affossato la discussione in Parlamento, cancellando la proposta portata avanti da tutte le opposizioni, con l’eccezione del solito Renzi.
In un Paese che vede esplodere le diseguaglianze, le forze di governo non stanno perdendo un colpo nell’allargare le fasce sociali più povere, condannate a peggiorare drammaticamente la loro condizione con la prossima abolizione del Reddito di cittadinanza. Eppure, non manca la percezione del disagio di milioni di famiglie, tanto che per parare il colpo la premier ha lanciato personalmente la nuova card per i poveri.
Una manovra che però nasconde la più grande presa in giro di sempre, visto che interessa solo chi vive in condizioni praticamente di indigenza, e offre poco più di un euro al giorno per comprare alcuni prodotti alimentari, per di più senza la possibilità di sceglierli liberamente. Dunque, siamo di fronte al totale disprezzo per le classi più povere, per i falegnami che non devono permettersi di spingere i loro figli verso un lavoro migliore (Briatore dixit), per chi non ha alternativa ad accettare un lavoro povero, per chi non si adegua alle regole di un potere morbido con le caste amiche e inflessibile con chi ne sta fuori.