Con i compiti per le vacanze assegnati al vertice di Vilnius, i leader dei Paesi Nato sono tornati a casa pronti a spendere. Chi metterà i missili, chi i carri armati: tutti dovranno trovare fiumi di miliardi per sfamare il Moloch generato dalla guerra. In Italia, dove il governo non ha un soldo, e in sovrappiù rischia di perdere pure i fondi del Pnrr, la premier Meloni si è già detta intenzionata ad aumentare la spesa militare, che oggi vale 28 miliardi di euro.
Bruscolini per una destra storicamente più vicina alla lobby dei cannoni che alla povera gente. Basti guardare la farsa del sussidio da 382 euro l’anno, destinato solo alla popolazione più indigente, che costa in tutto 500 milioni di euro, a fronte di quasi dieci miliardi recuperati con l’abolizione del Reddito di cittadinanza. Non c’è da meravigliarsi, dunque, per il voto di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia a favore di nuove spese militari anche in Europa, dove l’Eurocamera ha appena destinato un altro miliardo per l’arsenale di Zelesky.
Allo stesso modo, non è stata una novità il voto contrario di Cinque Stelle, Sinistra e Verdi, che spingono la soluzione diplomatica per il conflitto ucraino. Chi ha sorpreso, ma poi non troppo, è stato invece il Pd, che nel nostro Parlamento aveva largamente votato contro l’invio a Kiev di nuove forniture militari, seppure lasciando a deputati e senatori libertà di coscienza. Un po’ pacifista e un po’ bellicista, insomma, il partito di Elly Schlein non si capisce da che parte sta. E come si fa a stupirsi se questo non lo capiscono neppure gli elettori?