Dall’abuso di ufficio alle intercettazioni fino alle critiche al concorso esterno per associazione mafiosa. Non c’è giorno che il ministro della Giustizia Carlo Nordio non attacchi alcuni istituti del codice penale o direttamente la sfera dei magistrati. “Stupisce, tanto più se si considera che stiamo parlando di un ex collega”, spiega Alessandra Maddalena, vicepresidente dell’Anm e membro di Unicost.
Eppure il ministro è stato piuttosto chiaro: ha definito il reato di concorso esterno “evanescente”. È d’accordo?
“È la prima volta che gli sento dire dell’intenzione di “rimodulare” il concorso esterno in associazione mafiosa. La prima volta da quando è divenuto ministro della Giustizia, intendo. Allo stato, comunque, non c’è nessuna proposta concreta su cui confrontarsi. Se e quando ci sarà, l’Associazione Nazionale Magistrati non mancherà di fornire il proprio contributo qualificato. Per ora posso limitarmi ad una riflessione personale, ricordando che Cosa nostra, camorra e ‘ndrangheta non sono come le altre organizzazioni criminali, perché tendono ad instaurare relazioni di collusione con esponenti delle istituzioni, della politica e dell’economia, ed è indiscutibile che, anche attraverso il contributo apportato da soggetti “esterni”, i sodalizi mafiosi riescano ad alimentarsi e a riprodursi. Il concorso esterno in associazione mafiosa intende raggiungere proprio questo spazio grigio”.
È l’ultimo attacco, questo, della politica alla magistratura?
“Incidere su questi istituti del diritto penale, e penso anche al disegno di legge volto all’eliminazione dell’abuso d’ufficio, non va certamente a colpire l’ordine giudiziario e le sue prerogative, ma i diritti dei cittadini, lasciando significativi vuoti di tutela”.
Assistiamo però a continui attacchi…
“Non si può negare che l’annuncio di riforme come risposta ad iniziative giudiziarie nei confronti di esponenti politici serva solo a delegittimare la Magistratura, offrendo ai cittadini l’immagine di pubblici ministeri e giudici faziosi. Si finisce per far credere che una parte della magistratura pieghi la giustizia a scopi politici e che le riforme siano necessarie per arginare questi abusi. E i cittadini come potrebbero più fidarsi di magistrati dipinti come possibili avversari politici? Si tratta di una operazione davvero pericolosa per la tenuta dello Stato di diritto”.
Se lo aspettava da un ex collega?
“Sinceramente no, proprio per gli effetti che simili innovazioni normative avrebbero sulla tutela dei diritti dei cittadini. Mi auguro, piuttosto, che da ex collega, conoscendo le difficoltà in cui siamo costretti a lavorare per offrire un servizio dignitoso ai cittadini, il Ministro porti rapidamente avanti il programma annunciato al momento del suo insediamento per assicurare efficienza e accelerazione dei processi. Proprio in queste settimane siamo alle prese con grosse difficoltà per l’entrata in vigore di alcune disposizioni sulla digitalizzazione. Per non parlare della carenza di personale. Sono problemi che il Ministro conosce bene proprio per la sua precedente esperienza di magistrato”.
Polemiche ci sono state anche sull’imputazione coatta dell’onorevole Delmastro, cosa ne pensa?
“L’imputazione coatta è un istituto del nostro ordinamento. E’ una forma di controllo giurisdizionale sull’operato del pubblico ministero funzionale all’attuazione del principio di obbligatorietà dell’azione penale, previsto dalla nostra Costituzione per assicurare l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Far credere che l’esercizio di una funzione giurisdizionale sia strumento di opposizione politica, sol perché riguarda un esponente politico, consegna all’opinione pubblica un messaggio sbagliato e pericoloso”.
Più di qualcuno ha fatto intendere che le stesse inchieste che toccano Daniela Santanché e il figlio del presidente Larussa siano in qualche modo “conseguenza” dello scontro tra esecutivo e magistratura. Cosa risponde?
“Sono insinuazioni inaccettabili. Le inchieste sono nate da denunce di privati cittadini e i magistrati hanno operato di conseguenza, procedendo alla iscrizione nel registro degli indagati. Gravissimo ipotizzare una macchinazione per scopi politici”.
Cosa pensa dell’idea di Nordio di limitare l’uso delle intercettazioni?
“Anche questa affermazione, fatta da un ex collega, mi meraviglia. Le intercettazioni sono uno strumento molto delicato, perché si entra nella vita delle persone, ma sono indispensabili. Alcuni reati non verrebbero mai scoperti senza le intercettazioni. Penso, ad esempio, alla corruzione o a tanti reati di criminalità organizzata”.