“Un governo di finti patrioti, pensano solo ai fatti loro”: l’intervista a Maiorino (M5s)

Parla la vicepresidente dei 5 Stelle al Senato Maiorino: "Governo di finti patrioti, Meloni ha poche idee e sempre molto confuse"

“Un governo di finti patrioti, pensano solo ai fatti loro”: l’intervista a Maiorino (M5s)
Dal vertice Nato, la Meloni ha detto che investire in difesa comporta un ritorno cento volte maggiore. Poi ha ribadito che continuerà l’appoggio all’Ucraina. Alessandra Maiorino, vicepresidente del gruppo M5S del Senato, stanno così le cose?
“A parte l’espressione poco chiara sui ritorni delle spese militari in termini di interesse nazionale, siamo lieti che Meloni abbia finalmente compreso la necessità di rendere progressivo e sostenibile l’incremento delle spese militari verso l’obiettivo del 2 per cento del Pil richiesto dalla Nato. Evidentemente ha cambiato idea rispetto a solo un fa, quando Fratelli d’Italia e Crosetto chiedevano di raggiungere quella soglia nel giro di due anni con un investimento straordinario di 10/15 miliardi di euro. Una follia sventata solo grazie al Movimento 5 Stelle, che si è opposto affermando appunto la necessità di procedere in modo graduale e sostenibile. E siamo lieti che Meloni abbia fatto propria anche un’altra proposta che il Movimento sostiene da anni, cioè che la Nato tenga conto non solo delle spese militari in quanto tali, ma anche del contributo italiano alle missioni internazionali”.
La premier ha detto di non volere lo scontro con le toghe, poi ha scaricato le responsabilità sull’Anm che accusa Nordio di voler fare una riforma “punitiva”. Chi ha ragione?
“La premier gioca troppe parti in commedia. Mentre nega l’esistenza di uno scontro tra governo e magistratura, afferma di riconoscersi nella nota di Palazzo Chigi. Quella nota, firmata da ‘fonti’ anonime, sostiene che è ‘lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione e deciso così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee’. Queste due affermazioni non possono stare insieme. Faccia chiarezza e venga in Parlamento a spiegare cosa pensa davvero la Presidente del Consiglio della magistratura, e non utilizzi una conferenza stampa a margine di un importante vertice internazionale per diffondere poche idee e pure molto confuse”.
Sui casi che agitano la maggioranza, Meloni ha difeso tutti i suoi. Su Delmastro ha tuonato contro l’imputazione coatta perché violerebbe “il principio di terzietà del giudice”…
“La pasdaran che dall’opposizione chiedeva le dimissioni di chiunque ad ogni occasione, si è trasformata nell’avamposto di un blocco di potere che difende e conserva sé stesso contro ogni evidenza. Quanto all’imputazione coatta, è stupefacente se non ridicolo che a fare questi ragionamenti siano i fautori della famigerata separazione delle carriere. Quanto accaduto nell’inchiesta su Delmastro dimostra l’opposto di quello che sostiene il centrodestra allargato ai sodali Renzi e Calenda: non c’è alcun appiattimento dei giudici sui pm e la cultura della giurisdizione è un patrimonio da tutelare”.
Della Santanché ha detto che è una vicenda extra politica e che il problema è che la ministra ha saputo dell’indagine dai giornali.
“Non c’è nulla di più politico della vicenda Santanché. Di fronte a una solida inchiesta giornalistica e alla testimonianza diretta dei lavoratori che Santanché con le sue aziende ha lasciato a spasso, la ministra si è presentata nell’aula del Senato per mentire con premeditazione. A Palazzo Madama quei lavoratori ci hanno messo la faccia anche nella conferenza stampa organizzata dal Movimento 5 Stelle, dove hanno raccontato tutti i torti subiti. Santanché ha mentito su tutta la linea e ha trasformato un dovere di legge in una graziosa promessa: pagare i tfr ai dipendenti non è una sua concessione, avrebbe dovuto farlo già mesi fa. Quanto alla notizia sull’indagine a suo carico, anche lì ha mentito consapevolmente. Ha esibito un accesso agli atti presso la procura di Milano di diversi mesi fa, sapendo che in quel momento il fascicolo era secretato. Se avesse fatto accesso prima di venire in aula, come farebbe chiunque avesse avuto la coscienza limpida, non avrebbe potuto giurare sul suo onore di non essere indagata. Sapeva di mentire. La ministra Santanché si sta facendo beffe degli italiani e della loro intelligenza, sta venendo completamente meno alla Costituzione, che le impone di ricoprire l’incarico con disciplina e onore, e sta calpestando ogni principio di etica pubblica. Deve dimettersi immediatamente”.
Sul caso La Russa junior, Meloni ha solidarizzato con il presidente del Senato. Poi ha ricordato di aver approvato una legge contro la violenza delle donne.
“Di quella legge si sono perse le tracce. Peraltro, si tratta del solito provvedimento esclusivamente repressivo, che nulla di nuovo apporta sul piano della prevenzione. La presidente Meloni venne alla conferenza stampa di presentazione dei lavori finali della commissione Femminicidio della scorsa legislatura prendendo l’impegno di fare tesoro di quel lavoro preziosissimo che abbiamo fatto. Anche questa è una delle tante promesse mancate dei patrioti per finta. Sul caso di La Russa jr ritengo che il silenzio sia il miglior modo di mostrare rispetto per tutte le persone coinvolte”.