Domani il Parlamento europeo è chiamato a votare sul provvedimento per il ripristino degli ecosistemi, parte importante del Green deal sulla transizione ecologica. Il Ppe sta bloccando tutto e rischia di mandare su un binario morto la proposta della Commissione europea. Per sabotare il testo i popolari si stanno alleando con l’estrema destra. Ne abbiamo parlato con l’europarlamentare del M5S, Maria Angela Danzì.
Onorevole, cosa si nasconde dietro questa chiusura del Ppe?
“Dicono a parole di voler difendere gli agricoltori, ma in realtà non intervenendo i danni colpiscono l’agricoltura. L’obiettivo della legge sul ripristino della natura è infatti quello di migliorare la salute degli ecosistemi il che porterà a un incremento della produttività dei terreni agricoli. Inoltre, difendendo gli impollinatori garantiamo sostenibilità al mondo agricolo nel medio e lungo termine. Infine, si mettono in campo interventi per la cura dei territori minacciati da rischi di inondazioni e siccità. L’alluvione in Romagna ha causato ben 9 miliardi di danni, molti dei quali hanno colpito proprio il settore agricolo e produttivo. Bisogna mettere in campo politiche di prevenzione”.
Qual è la posizione dell’Italia della Meloni?
“L’Italia ha votato contro lo scorso 20 giugno all’accordo raggiunto in Consiglio. Ancora una volta ci siamo messi all’opposizione della maggioranza degli Stati membri senza toccare palla. Adesso i partiti di maggioranza del governo Meloni hanno spostato la battaglia al Parlamento europeo e domani cercheranno di affossare la proposta. Io mi appello agli europarlamentari di Ppe e Renew: non ascoltate le sirene della destra nazionalista ma gli appelli di oltre tremila scienziati e di 150 associazioni che chiedono di agire subito perché la tutela della biodiversità e la sicurezza del territorio rappresentano l’unico e l’ultimo investimento contro le devastazioni causate dai cambiamenti climatici. Difendiamo insieme il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti”.
Cosa si aspetta che possa succedere domani?
“Se la destra dovesse vincere la Commissione ha già annunciato che non presenterà un nuovo testo poiché non ci sarebbero i tempi tecnici per approvarlo entro le prossime elezioni europee. Noi auspichiamo invece che venga approvato e sosterremo gli emendamenti più ambiziosi. Lo scenario di compromesso è quello che vede passare la proposta presentata da Renew che ricalca nel 90% la posizione negoziale del Consiglio. Si tratterebbe di una pillola amara da digerire visto che in questo caso il Parlamento europeo rinuncerebbe alle proprie proposte”.
Perché questo testo è così importante, cosa c’è in ballo?
“Io penso che siamo davanti a un pretesto per alzare la posta in vista delle prossime elezioni europee. Non credo infatti che il Ppe andrà davvero fino in fondo nel tentativo di allearsi con l’estrema destra. In Germania per esempio Cdu e nazionalisti dell’Afd sono incompatibili. Stesso discorso in Francia e Polonia. Il modello destra-centro italiano non sfonderà. Piuttosto stiamo assistendo a delle schermaglie in vista della prossima ondata di nomine europee. Litigano sulla pelle dei cittadini per qualche futura poltrona”.
Dalle case green al no allo stop ai motori tradizionali dal 2035 a quest’ultima battaglia di retroguardia sul ripristino degli habitat naturali, si può dire che le destre italiane e in generale i sovranisti europei siano contro l’Ambiente?
“Dalla Finlandia alla Svezia, dall’Olanda all’Italia il nuovo fil noir che lega le destre europee è l’odio verso l’ambiente. La nostra classe politica ha un’enorme responsabilità verso le future generazioni. Io dico solamente: non tradiamole”.