Nelle carceri del Lazio si sta stretti e la situazione risulta esplosiva. Dopo due anni di relativo decongestionamento delle presenze e di riduzione dei tassi di affollamento, i numeri sono tornati a crescere con quasi 400 presenze in più. Il Lazio si aggiudica così il quarto posto, dietro a Lombardia, Campania e Sicilia, per quanto riguarda il numero di detenuti, con un tasso di affollamento del 114% che raggiunge il 125% se si considerano i dati dei posti effettivamente disponibili nei singoli istituti.
Come sardine
Una situazione critica, come l’ha definita il Garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia, soprattutto negli istituti di Roma Regina Coeli, Civitavecchia NC, Rebibbia Femminile, Latina, Cassino, Viterbo e Rebibbia Nuovo Complesso dove il tasso di affollamento reale supera addirittura il 130% e dove le condizioni non permettono al personale di lavorare con efficacia e ai detenuti di vivere dignitosamente intraprendendo percorsi di recupero proficui.
Quelli che emergono dalla lunga relazione del Garante, illustrata ieri al Consiglio regionale, alla Pisana, sono dati allarmanti. Particolarmente grave, secondo Anastasia, quello riguardante i detenuti condannati a pene inferiori a uno o due anni per i quali “l’Amministrazione penitenziaria”, spiega, “non ha tempo e modo di offrire alcuna opportunità di sostegno per il reinserimento sociale e che finiscono per essere trattenuti in carcere senza altro scopo che quello retributivo o di incapacitazione temporanea”.