Alla fine la Santanchè ha riferito sul caso Visibilia, rigettando tutte le accuse e auto assolvendosi. Alessandra Maiorino, vicepresidente M5S al Senato, secondo lei è stata convincente?
“È stato assolutamente inconsistente l’intervento della ministra Santanchè. Prima ha provato la solita strategia con cui dipingersi come una vittima, ricorrendo a più di qualche sfumatura che non esiterei a definire vagamente patetica tirando in ballo figli e familiari, e dopo si è lanciata in un attacco alla stampa. Il problema principale è che non ha chiarito nulla di quanto riferito da diversi dipendenti a una nota trasmissione televisiva e che si sono presi la briga di venire al Senato per sentire la ministra. Queste persone stanno mentendo, per giunta mettendoci la faccia? Ma le sembra possibile? Parliamo di persone che aspettano da tempo il trattamento di fine rapporto (tfr) e non parliamo di quisquilie. Forse la Santanchè non sa che per molte persone 50mila euro di tfr fanno la differenza tra il riuscire ad andare avanti oppure arrancare e soffrire”.
La ministra del Turismo ha scelto la formula dell’informativa in Senato, escludendo la Camera, al posto del più classico question time in Parlamento. È stato un modo per silenziare domande scomode da parte delle opposizioni?
“Inutile girarci intorno, è stata una scelta di comodo. Già il giorno dopo l’uscita dell’inchiesta di Report, noi del Movimento 5 Stelle avevamo chiesto alla ministra del Turismo di riferire in Parlamento e avevamo ipotizzato la formula del question time così da poter formulare domande precise e ottenere risposte altrettanto precise. Lei, con tutto comodo, ha dato disponibilità per il 5 luglio, ossia molti giorni dopo l’uscita del servizio televisivo, per giunta nella forma dell’informativa. La cosa incredibile è che in Aula ha avuto la faccia tosta di rivendicare questa sua disponibilità quasi fosse stata una concessione non dovuta. Come se non bastasse successivamente ha provato a sostenere il folle tentativo di sdoppiare la personalità, scindendo la figura del politico da quella dell’imprenditore, ignorando il fatto che la responsabilità politica riveste la persona in tutte le sue azioni e occupazioni. Una linea insostenibile come spiegato in Aula dal capogruppo Patuanelli che ha messo in luce il fatto che la stessa ministra, quando stava all’opposizione e nel suo ruolo di imprenditrice, durante la pandemia ha potuto usufruire di tutti gli aiuti e i sussidi stanziati dal governo Conte per le sue imprese. Malgrado ciò, andava in giro dicendo che gli aiuti non c’erano e che aveva dovuto pagare tutto di tasca sua. Guardi questa vicenda potrebbe anche non avere profili giuridici ma eticamente siamo oltre il discutibile”.
A suo parere la Santanchè si sarebbe dovuta dimettere?
“Quanto meno poteva essere meno sfrontata e sfacciata, dicendo che il suo mandato era nelle mani del Presidente del Consiglio. Ma la verità è che l’umiltà la Santanchè non sa neanche dove sia di casa. Guardi questo punto non è irrilevante perché lo sfoggio, quasi maniacale, del lusso che ha sempre ostentato, stride enormemente con la condizione di quei suoi stessi dipendenti che ancora attendono il tfr che, voglio sottolinearlo, è dovuto per legge. Si tratta di un’immagine deleteria per tutta la politica e per questo credo che Meloni dovrebbe far fare un passo indietro alla sua ministra”.
Davanti all’auto assoluzione della ministra e con la maggioranza che non la vuole scaricare, M5S ha chiesto le dimissioni della Santanchè. Come mai il resto delle opposizioni non vi sono venute dietro?
“Emblematico è l’intervento del rappresentante di Italia Viva che è stato molto condivisibile nella prima parte, quando ha ricordato quante volte la destra ha richiesto dimissioni di ministri per vere e proprie inezie che nulla avevano a che fare con l’etica o con profili giuridici, mentre nella seconda parte è stato del tutto incoerente visto che non ha chiesto il passo indietro della Santanchè. Mi sembra evidente che parte delle opposizioni hanno fatto una serie di calcoli politici su cosa conviene fare. Qui tutti dovrebbero chiedersi cos’è giusto fare davanti ai cittadini che ci guardano. Gli stessi italiani che vedono attoniti la Santanchè girare in Maserati mentre le sue aziende sono piene di debiti”.
Fa effetto vedere l’attendismo della Meloni visto che in passato la stessa chiedeva dimissioni di ministri a destra e manca…
“Ho perso il conto di quante volte lo hanno fatto. Ricordo che le hanno chieste di Bonafede, Speranza, Lamorgese e Azzolina. A turno le hanno chieste veramente di tutti e con motivazioni assolutamente inconsistenti. Io credo che quando le motivazioni ci sono, come in questo caso, è giusto che le opposizioni presentino mozioni di sfiducia. E aggiungo che quando non si è in grado di ricoprire il ruolo di ministro, sottosegretario e quant’altro, con disciplina e onore come prevede la nostra Costituzione, allora il passo indietro non solo è necessario ma dovuto”.
In un primo momento la Lega sembrava volere la resa dei conti con la Santanchè, chiedendo che riferisse in Aula. Poi Salvini ha cambiato idea difendendo la ministra. Come mai?
“Mi sembra evidente che la maggioranza stia attraversando un momento molto difficile. C’è il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) dove tutti dicono il contrario di tutto, la questione delle migrazioni dove abbiamo assistito a un fallimento plateale della Meloni che in Europa continua a simpatizzare con chi le ha negato la ridistribuzione ossia con l’Ungheria di Orbàn e la Polonia, poi c’è la questione delle alleanze in Europa che spacca in due il Centrodestra italiano. Sono divisissimi e secondo me hanno fatto un mero calcolo politico, preferendo evitare di metterci il carico inserendo anche la vicenda della Santanchè”.
Questo caso avrà ripercussioni sul governo?
“Per quanto riguarda le indagini aspettiamo e vediamo come procederanno. Tuttavia ci tengo a sottolineare che non capisco quelli che continuano a sottolineare che l’Aula del Senato non è un tribunale, perché lo sappiamo tutti, e che dicono di aspettare il terzo grado di giudizio, il quale forse arriverà a fine legislatura, per poter emettere un giudizio politico. Se ci sono gli elementi per decidere, è giusto farlo”.