Le Lettere

La nonna della pizza

La pizza, grande simbolo d’italianità, esisteva già ai tempi degli antichi romani. La si vede in un dipinto trovato negli scavi di Pompei.
Marcello Lupi
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Gentile lettore, piano con gli entusiasmi. Credo che l’Italia abbia donato al mondo altri e più soldi lasciti che non la pizza, “patrimonio dell’umanità” dal 2017. Pensare che questa sia la più mirabile invenzione italiana di tutti i tempi – come ha detto qualcuno – è cosa ardita. Dove collocheremmo Galileo, Leonardo, Volta, l’idraulica, il diritto romano o il Rinascimento? Intendiamoci, ogni scoperta dell’antichità è emozionante, tuttavia in questo caso i giornali ci hanno ricamato un po’ su. In epoca romana non esistevano due ingredienti basici della pizza, ossia il pomodoro, importato dalle Americhe dopo la scoperta di Colombo nel 1492, e la mozzarella, inventata in un monastero di Capua intorno al 1300. L’affresco scoperto durante i nuovi scavi di Pompei ritrae un vassoio d’argento con un calice di vino rosso, alcuni frutti e una focaccia tonda sulla quale sono posati pezzi di melograno e forse un dattero. Quella focaccia, per i giornali, sarebbe l’antenata della pizza. Ma la realtà è diversa. L’utilizzo della focaccia, detta xenia, per fare da vassoio ai cibi risale al III sec. a.C., è di origine greca e si diffuse presto nel sud d’Italia. La xenia era offerta agli ospiti e agli dèi nei sacrifici. Virgilio nell’Eneide dice che Enea affamato mangiò alcuni frutti offertigli e il loro vassoio, cioè la focaccia. In conclusione, la pizza è certamente un cibo italiano famoso nel mondo, ma a Pompei duemila anni fa non c’erano né la margherita né la capricciosa.

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