Se è vero che l’acqua è il cosiddetto ‘oro blu’, allora l’Italia sta dilapidando un patrimonio naturale ma anche economico. Sono dati drammatici quelli emersi dallo studio di Openpolis su questa risorsa fondamentale per la terra e la sopravvivenza di chi la abita, ma che troppo spesso ci si dimentica che non è un bene inesauribile – semmai è vero l’opposto – e che di anno in anno diventa sempre più complicato da estrarre.
Sembra incredibile che un Paese che ha l’acqua potabile più abbondante del continente, la getti via senza pietà tra sprechi e infrastrutture colabrodo. Eppure è proprio quanto accade ormai da troppo tempo e tra il silenzio della politica visto che secondo la European environmental agency (Eea) in Europa le risorse idriche sono sotto pressione, soprattutto nei Paesi meridionali, dove le precipitazioni sono sempre più scarse, la siccità cresce drammaticamente mentre cresce senza sosta la domanda a causa soprattutto dello sviluppo dei settori produttivi e dal progressivo incremento della popolazione.
Su 8,1 miliardi di metri cubi d’acqua immessi negli acquedotti del nostro Paese solo 4,7 arrivano nei rubinetti
Una bomba a orologeria che colpisce particolarmente l’Italia visto che secondo l’Eea, dal 1990 a oggi, l’estrazione di acqua in Europa è diminuita del 19% circa. In questo quadro “l’Italia si conferma il secondo Paese Ue dopo la Grecia per prelievo di acqua dolce per uso potabile da corpi idrici superficiali o sotterranei. Parliamo di 155 metri cubi annui per abitante”, quasi il doppio della media europea che si ferma a 86,6. Il problema è che a fronte di questi prelievi “l’acqua erogata ed utilizzata non corrisponde al totale di quello che viene immesso nelle reti” in quanto nel nostro Paese permane una “gestione frammentata e inefficiente delle risorse idriche, che causano una forte dispersione di acqua”.
Si tratta di un problema noto ma troppo spesso sottovalutato per il quale l’Europa ha chiesto – e continua a chiedere – investimenti tanto che all’interno del Pnrr sono stati previsti fondi “pari a 900 milioni di euro” proprio al fine “di ridurre le perdite e di rendere le infrastrutture maggiormente efficienti”. Del resto che non ci sia più tempo da perdere lo dicono i dati forniti da Openpolis secondo cui “a fronte di 8,1 miliardi di metri cubi di acqua per uso potabile immessi nelle reti comunali nel 2020, complessivamente sono stati erogati appena 4,7 miliardi di metri cubi di acqua per usi autorizzati”.
Infrastrutture vecchie e poco curate. A pagare il conto sono sempre i cittadini
In altre parole quasi la metà delle risorse immesse non sono arrivate a destinazione. Insomma per il report il problema italiano è legato agli “sprechi causati dall’inefficienza delle strutture idriche”. Ogni anno, infatti, la dispersione di acqua comporta una perdita economica stimata in circa 2 miliardi di euro che si ripercuotono sulle bollette dei consumatori sempre più salate.
Ma il problema non è solo economico perché bisogna mettere in conto anche l’impatto ecologico di un consumo insostenibile di una risorsa preziosa e limitata che mette a rischio la biodiversità e la sicurezza idrica del Paese che ormai frequentemente deve fare i conti con la siccità. Peccato che se gli italiani hanno ben chiaro che bisogna agire, la politica continua a fare troppo poco con il risultato che annualmente gettiamo a mare il nostro ‘oro blu’ aggravando una situazione che è già più che preoccupante.