Qualcuno l’aveva detto sin dall’inizio della legislatura: tempo qualche mese e Matteo Renzi sarebbe passato dall’altra parte della barricata. Altroché alleanza con Carlo Calenda. Molto meglio disquisire con chi è al comando. Ovvero Giorgia Meloni. Quel momento, secondo molti, è arrivato. Ed è arrivato su un tema che solo teoricamente avrebbe dovuto incontrare l’adesione di tutte le opposizioni: il salario minimo.
I partiti che formano la minoranza parlamentare hanno trovato l’accordo su una proposta di legge sul salario minimo che fissa la soglia a 9 euro lordi l’ora
I partiti che formano la minoranza parlamentare, infatti, hanno trovato l’accordo su una proposta di legge sul salario minimo, articolata in 7 punti, che fissa a 9 euro lordi l’ora la soglia sotto la quale sarà impossibile pagare un lavoratore. I partiti che formano la minoranza parlamentare, infatti, hanno trovato l’accordo su una proposta di legge sul salario minimo, articolata in 7 punti, che fissa a 9 euro lordi l’ora la soglia
Da Azione di Calenda passando per Pd e M5s fino ad Alleanza Verdi-Sinistra sono tutti d’accordo, tranne uno: Matteo Renzi, appunto. Il leader di Italia Viva ha infatti detto no, sfilandosi dall’accordo tra le minoranze. L’ennesimo traccheggiamento dell’ex presidente del Consiglio, oltretutto, marca le distanze da Calenda segnando l’ennesimo strappo all’interno del gruppo parlamentare.
Ma a questo punto entriamo nel merito della proposta. I contenuti, che prevedono una soglia minima inderogabile, sono stati annunciati dai leader dei partiti che hanno confermato l’imminente deposito alla Camera di un articolato di legge. Nel testo verrà indicato, oltre alla soglia dei 9 euro, che al lavoratore sia riconosciuto un trattamento economico complessivo non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative.
Il minimo di 9 euro dovrà essere esteso anche ai rapporti di lavoro che presentino analoghe necessità di tutela nell’ambito della parasubordinazione e del lavoro autonomo. Inoltre, è prevista l’istituzione di una Commissione composta da rappresentanti istituzionali e delle parti sociali che avrà il compito di aggiornare periodicamente il trattamento economico minimo orario. La proposta si prefigge anche di riconoscere per legge l’ultrattività dei contratti di lavoro scaduti o disdettati e di riconoscere un periodo di tempo per adeguare i contratti alla nuova disciplina, oltre a un beneficio economico a sostegno dei datori di lavoro per i quali questo adeguamento risulti più oneroso. Ovviamente la paternità del disegno di legge è del Movimento cinque stelle.
Conte sarà il primo firmatario della proposta. Iv proporrà un testo diverso da quello del Campo Largo
Giuseppe Conte, che sarà il primo firmatario, ha spiegato di aver “lavorato a fari spenti per cercare di dare dignità sociale a tutte le lavoratrici e i lavoratori sfruttati” e spiega che a suo avviso “ci sono tutte le premesse adesso per lavorare in Parlamento e cercare di coinvolgere anche le forze di maggioranza” perché questa “non è una questione ideologica”. Alessandro Zan, responsabile diritti della segreteria del Pd, vede “l’unione delle opposizione” come “un’ottima notizia”. Stesso discorso anche da parte di Calenda.
Peccato, come detto, per la posizione – imprevista per alcuni, scontata per altri – di Renzi. “Il fatto di essere all’opposizione del governo Meloni non significa essere in una coalizione alternativa”, ha detto l’ex presidente del Consiglio. Che sostiene di aver presentato un testo “diverso da quello che è stato proposto dal Campo Largo” e “dunque in coerenza con il mandato elettorale Italia Viva proporrà degli emendamenti al testo, votando a favore dei punti su cui è d’accordo”.
Parole che sono state duramente osteggiati dagli “ex colleghi” di Azione. Il Terzo Polo, a quanto pare, è un progetto in via di estinzione. Chissà che invece non nasca un nuovo centrodestra. Con Forza Italia Viva.