L’accordo sui migranti è sfumato in Europa per la feroce opposizione di Polonia e Ungheria. Ettore Licheri, vicepresidente M5S della Commissione Affari Esteri e Difesa del Senato, che ne pensa? Quali le conseguenze ora per il nostro Paese?
“Era facile prevedere il veto di Polonia e Ungheria che, del resto, non lo avevano mai nascosto. Le domande casomai sono due: cosa ne è stato delle promesse elettorali della Meloni circa il fatto che con i blocchi navali e la revoca dei permessi umanitari nessun migrante sarebbe più sbarcato nelle coste italiane? Quanto ci metteranno i suoi elettori a constatare che, anche con la destra al Ministero dell’interno, gli extracomunitari continuano ad occupare la stazione di Milano e le bande continuano a spadroneggiare nelle nostre periferie? Era facile dire ‘faremo il blocco navale’ dai banchi dell’opposizione. Ora però per Giorgia Meloni c’è un ghiacciato bagno di realismo, che sta lavando via mesi di propaganda strillata e fasulla”.
Il governo di Giorgia Meloni è stato tradito dai suoi stessi amici sovranisti?
“I paesi sovranisti non hanno cambiato di un millimetro le loro posizioni, che erano ben note da tempo. La verità è che la nostra premier ha nascosto ai cittadini italiani tutte le sue contraddizioni a livello internazionale, millantando un’autorevolezza politica che non riesce ad esercitare nemmeno con i suoi stessi alleati sovranisti”.
A cosa è servito il decreto sulle Ong se gli sbarchi sono triplicati? Secondo il cruscotto giornaliero del Viminale, aggiornato a ieri, il numero dei migranti sbarcati a decorrere dal 1 gennaio al 30 giugno di quest’anno è stato di 64.930 persone a fronte delle 20.532 dello stesso periodo del 2021 e alle 27.633 del 2022.
“Pagheremo caro questo fallimento europeo. E pensare che durante la campagna elettorale la destra sosteneva che per contrastare il fenomeno degli sbarchi non c’era bisogno di nessun appoggio europeo, che da buoni patrioti avrebbero fatto tutto da soli. Li stiamo vedendo: sono i patrioti della domenica. Gli sbarchi stanno aumentando mese dopo mese: ormai è un’escalation che a fine estate rischia di diventare incontrollabile. Il governo non sa davvero dove sbattere la testa”.
La Tunisia rischia di essere la nuova Libia nel mancato rispetto dei diritti dei migranti?
“La Tunisia non accetta nemmeno di ricevere indietro dall’Italia i suoi connazionali irregolari che sbarcano sulle nostre coste. Altro che ottime relazioni bilateriali tra la Meloni e il presidente Saied: finora sul caso ‘Tunisia’ ho visto molte foto e tanti post sui social, ma zero risultati. Con Giorgia Meloni e i suoi alleati la situazione appare sempre grave, ma mai seria”.
Piano nazionale di ripresa e resilienza. La terza rata non si sblocca e il governo ha bucato anche gli obiettivi che doveva centrare entro il primo semestre di quest’anno cruciali per la richiesta della quarta rata. Mentre ancora non sono state inviate a Bruxelles le proposte di modifica dell’intero piano. Che ne pensa?
“Il governo sta confezionando un disastro colossale sul Pnrr, e credo che anche gli stessi elettori di Centrodestra ne siano consapevoli. L’ufficio studi di Camera e Senato questa settimana ci ha fornito dei dati sconfortati: praticamente in questa prima metà del 2023 non è stato messo a terra un euro. Ora la terza rata è congelata e la quarta pare quasi una chimera: è il peggior fallimento della Meloni sin qui. Lo dico con molta amarezza, ero presente a Bruxelles nelle settimane in cui il presidente Giuseppe Conte combatteva per il riconoscimento del principio del debito solidale e per avere la fetta più grossa di quelle risorse. Pensare che tutte quelle notti di negoziazioni sfiancanti rischino di sfumare in un fallimento, mi addolora tantissimo”.
Bce. La premier si lamenta della politica aggressiva della Banca centrale europea, che ha annunciato un nuovo rialzo dei tassi di interesse a luglio, ma di fatto cosa fa in concreto per contrastarla?
“Urla e piange. L’avete sentita tutti in aula. Purtroppo, però, urla solo a Roma e solo davanti alle telecamere. Invece serve andare a Bruxelles, chiedere una convocazione urgente del Consiglio. Urge, insomma, una presa di posizione autorevole da parte del governo italiano, che non può farsi dettare le regole del gioco da altri. Bisogna far capire all’Europa che le economie dei paesi membri non sono tutte uguali e che ci sono forme alternative per frenare l’inflazione e che un rialzo dei tassi in un tempo così breve genera più costi sociali che benefici economici. Ma la Meloni ha capito che è più facile parlare a reti unificate al Paese che al tavolo di un consesso europeo”.
Come valuta la postura del governo sul Meccanismo europeo di stabilità?
“Nel governo si registra in questi giorni un indecisionismo a tratti imbarazzante, che si sta traducendo in una figuraccia internazionale di smodate proporzioni. Non è la prima di questo governo, ovviamente. A mio personale giudizio la Meloni firmerà il Mes. Deve solo trovare un modo per raccontarlo abilmente ai suoi elettori che ancora la ricordano con la bava alla bocca quando si scagliava contro Giuseppe Conte accusandolo falsamente di volere il Mes”.
L’Unione europea, ribadiscono i suoi leader riuniti a Bruxelles, “continuerà a fornire un forte sostegno finanziario, economico, umanitario, militare e diplomatico all’Ucraina e al suo popolo per tutto il tempo necessario”. Questo è quanto si legge nelle conclusioni del Consiglio europeo sulla parte che riguarda Kiev. Che significa, senatore? Armi e ancora armi?
“L’Occidente tende troppo spesso a dimenticare che la Federazione Russa possiede 6000 testate nucleari. Ma ciò che indigna il Movimento Cinque Stelle è questa diffusa rassegnazione politica all’ineluttabilità del conflitto. Per cercare la pace sta facendo di più in questi giorni il cardinale Matteo Maria Zuppi in missione per conto del Papa che l’intera comunità politica occidentale dopo un anno di massacri e di distruzione”.