Dividere invece che costruire insieme. Spaccare invece che unire. La strategia di Carlo Calenda ha un obiettivo: allontanare il Pd dal Movimento 5 Stelle. Anche sulle tematiche più vicine ai pentastellati, come il salario minimo.
Andiamo con ordine. In questi giorni le opposizioni, con l’unica eccezione di Italia Viva, hanno aperto un confronto per provare a predisporre un testo unico sul salario minimo. Attualmente, infatti, in Parlamento sono state depositate sei differenti proposte, provenienti da Pd, Movimento 5 Stelle, Azione a Alleanza Verdi-Sinistra.
Sei disegni di legge che divergono su alcuni dettagli, ma che di base chiedono la stessa cosa: l’introduzione del salario minimo in Italia. Negli ultimi giorni si è assistito a un avvicinamento tra le diverse forze politiche sul tema, nato anche e soprattutto da un’unità di intenti esplicitata da 5 Stelle e Pd, come dimostrato anche dagli ultimi incontri tra Giuseppe Conte ed Elly Schlein.
Salario minimo, le opposizioni cercano un testo unico
Su questa spinta si è quindi aperto un tavolo, con una serie di confronti tra le quattro forze politiche di opposizione favorevoli all’introduzione del salario minimo. Diverse fonti parlano di un clima costruttivo che, dopo la definizione di alcuni aspetti tecnici, potrebbe portare all’elaborazione di un testo unitario, atteso nei prossimi giorni.
Al di là della proposta finale, che potrà avvicinarsi di più a quella iniziale dell’uno o dell’altro partito, l’importante è riuscire a elaborare un testo unico attraverso il quale fare pressioni sul governo e sulla maggioranza. Anche se, come già detto dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sul tema il centrodestra non sembra disposto ad aperture.
Il protagonismo di Calenda
Calenda ha partecipato in prima persona, in rappresentanza di Azione, all’ultimo incontro con gli esponenti degli altri gruppi di opposizione. Una volta visto che l’accordo era possibile e che si poteva arrivare a un testo unico, l’ex ministro ha quindi provato a rivendicare questa operazione.
Non si è intestato tutto il merito, per carità, ma di certo vuole affermare con chiarezza il suo ruolo. E lo fa attraverso un’intervista al Corriere della Sera, sottolineando che si sta lavorando “da tempo sull’unico punto che mette d’accordo le opposizioni, che hanno tutte nel programma elettorale questo tema”.
Un giudizio nel merito, che viene “prima rispetto all’ideologia”, dice Calenda. Ribadendo quanto ormai già emerso già giorni: “Stiamo cercando un punto di caduta tra tutte le opposizioni sul salario minimo per presentare una proposta comune”. Un testo unico sarebbe “un bel segnale per i lavoratori”, aggiunge. E fin qui nulla di strano, al di fuori di un tentativo di prendersi qualche merito personale per questa possibile convergenza.
Sul salario minimo Calenda chiede al Pd di scaricare i 5 Stelle
Calenda si spinge oltre, rivolgendosi al Pd e chiedendogli di sganciarsi dai 5 Stelle: “Dovrebbe farlo di corsa”. Anche se non pensa “che accadrà, continueranno a rincorrerli”. Per il leader di Azione il campo progressista formato da Pd e 5 Stelle “è molto indebolito” e non può “rappresentare un’alternativa di governo”.
In sostanza Calenda vorrebbe che i dem si sganciassero dai pentastellati, anche sul salario minimo. Dimenticando, forse, che è proprio uno degli storici cavalli di battaglia dei 5 Stelle. Certo, è vero – come dice Calenda – che Azione conteneva il salario minimo nel suo programma elettorale e che lui stesso da anni (almeno dal 2019) si dice favorevole a questa misura. Ma da qui a chiedere al Pd di sganciarsi dal Movimento proprio sul salario minimo la differenza non è poca. E forse non è la miglior premessa per continuare a cercare un accordo per un testo condiviso da tutte le opposizioni.