Da macellaio di Putin a eroe della libertà. Marco de Angelis, docente all’Università di Lüneburg, non crede che su Prigozhin la stampa italiana si sia dimostrata volubile e dalla memoria corta?
“La stampa–propaganda italiana si è comportata come in un derby, quando si gioisce per l’infortunio dell’avversario. Ormai non si usa più la ragione, che valuta le conseguenze oggettive di un fatto per l’intera comunità nazionale e internazionale, ma si reagisce in termini di odio o amore: se sei dei miei, ti perdono tutto, se sei contro di me, ti auguro il peggio. Già nel calcio ciò è sbagliato, perché dovrebbe solo contare la sportività e la bravura, figuriamoci poi in politica, dimensione in cui ne va della sopravvivenza dell’umanità. Una Russia in preda a una guerra civile, sarebbe una calamità per la vicina Europa e il mondo intero. Quindi non bisognava certamente festeggiare neanche da parte di chi, per qualsivoglia motivo, era ed è contro Putin. Diciamo pure che si è trattato di una dimostrazione di stupidità totale. Orsini direbbe ‘imbecillità’ e avrebbe perfettamente ragione”.
I media hanno tifato a favore del golpe. Ma è normale questa partigianeria?
“Anzitutto non è professionale, perché il giornalismo dovrebbe anzitutto informare. Ovviamente non è possibile che un giornalista intelligente non prenda una propria posizione, ma tale posizione non dovrebbe mai essere ‘ideologica’ e prendere il sopravvento sulla notizia in tutta la sua problematicità e in tutte le sue sfaccettature. Prima occorre fornire la notizia in modo ‘scientifico’, quasi da ‘storico del presente’, che nel momento stesso in cui lo pronunciamo già è passato e quindi è ‘storia’, narrando quel che sta accadendo con tutte le sue possibili implicazioni; poi eventualmente, ma non necessariamente, esprimere la propria opinione, il che comunque neanche è richiesto. Invece, proprio perché ormai la politica viene vissuta con la stessa animosità del calcio, l’aspetto scientifico del giornalismo viene del tutto meno, fatte salve le dovute eccezioni ovviamente, e oscurato da quello ideologico”.
Molti analisti sottolineano che il tentato golpe ha fortemente indebolito Putin al punto che viene dato per spacciato in vista delle elezioni del prossimo anno. La convince questa lettura?
“Non molto perché alla fine Putin ha risolto tutto nel giro di pochissime ore e non credo si sia trattato di una situazione facile. Il popolo lo ha appoggiato, almeno da quel che si può leggere qui e lì. Penso che il suo futuro politico sia legato al risultato della guerra e non a questo episodio in particolare. È chiaro che la Russia in un modo o nell’altro vincerà la guerra, ossia conserverà buona parte dei territori annessi oppure questi comunque non saranno più dell’Ucraina, ma indipendenti e filorussi. Bisognerà vedere, però, quale sarà questo modo. Alla fine tutti siamo col fiato sospeso per questo, credo che nessuno pensi seriamente che la Russia possa perdere questa guerra, una nazione nucleare non perde una guerra”.
Dopo quanto accaduto con la Wagner e davanti alla controffensiva ucraina, non teme che Putin possa alzare la posta così da riaffermare il proprio potere?
“Io non temo, bensì mi auguro che Putin alzi la posta e chiuda la guerra al più presto. A mio avviso è un errore prolungare la guerra fino alle calende greche, si fanno più morti che non la presa di Kiev, perché di questo alla fine si tratta. A mio avviso è stato strategicamente sbagliato fingere di prendere Kiev all’inizio per poi attaccare a sud-est. Ciò ha lasciato all’Ucraina la testa, Kiev, per organizzare la resistenza e la controffensiva, mentre era la testa che andava conquistata prima, non i piedi. Naturalmente non posso giudicare per qual motivo Putin e i suoi generali abbiano preso questa decisione, nondimeno si è rivelata una decisione sbagliata. Al momento, infatti, non si vede alcuna fine possibile della guerra, perché la testa continuerà a oltranza a cercare di riprendersi i piedi. Se invece si fosse conquistata subito la testa, i piedi sarebbero stati automaticamente anche conquistati, perché non hanno una vita indipendente dalla testa. Ora sarà tutto molto più doloroso e cruento, comunque è alla conquista della testa che si dovrà inevitabilmente arrivare, a meno che l’Occidente non decida sapientemente di non sostenere più l’Ucraina, aprendo così la strada per la resa di Zelensky e dei suoi”.
Inizia la missione a Mosca del cardinal Zuppi. Ci sono i margini per una pace?
“Chiudere il conflitto sicuramente no, né credo che questo sia lo scopo della missione. Credo che il Vaticano voglia cercare di raggiungere una tregua, la quale poi consenta di trovare una soluzione possibilmente definitiva con colloqui di alto livello per es. tra le superpotenze, l’Onu, l’Europa, e non solo tra Russia e Ucraina, che evidentemente al momento non sono in alcun modo in grado di trovare un accordo. Purtroppo si tratta di un nuovo muro che è stato eretto tra l’Europa e la Russia, questa volta anche più alto di quello storico, di una ferita sanguinante che corre lungo tutto il confine occidentale russo. Questo era d’altra parte il vero e proprio scopo statunitense, riuscire a separare l’Europa dalla Russia. Ci sono riusciti, quindi gli Usa saranno gli unici ad aver vinto la guerra, che è la ‘loro’ guerra, una guerra che hanno fermamente voluto almeno dal 2014 in poi e lentamente costruito, fin quando, andata via la Merkel, che non lo avrebbe mai permesso, hanno messo in atto il loro piano provocando Putin fino al punto di non ritorno. Sono stati furbi come sempre nella loro storia breve, ma estremamente sanguinaria”.