Un testo unico delle opposizioni sul salario minimo è possibile. E, anzi, è sempre più vicino. Nelle scorse ore si è tenuto un vertice tra i partiti di opposizione: hanno partecipato tutti, con l’unica eccezione di Italia Viva. Una prima intesa sul salario minimo si sarebbe trovata, ma è probabile una seconda riunione nei prossimi giorni, forse già in settimana.
All’incontro hanno partecipato Cecilia Guerra e Arturo Scotto per il Pd, Nunzia Catalfo e Valentina Barzotti per il Movimento 5 Stelle, Carlo Calenda e Matteo Richetti per Azione e Franco Mari e Tino Magni per l’Alleanza Verdi-Sinistra.
L’incontro viene considerato positivo e si sarebbe trovata una prima intesa sul salario minimo. L’ipotesi di un testo comune, per mettere maggiormente in difficoltà la maggioranza che non sembra disposta ad aperture sul tema, è più vicina. Sarebbe una sorta di mix delle sei proposte attualmente depositate in Parlamento, con un salario minimo legale a 9 euro l’ora.
Salario minimo, cosa prevede il testo unico
Tutte le proposte attualmente depositate in Parlamento sul salario minimo prevedono cifre tra i 9 e i 10 euro l’ora, con poi differenti declinazioni. Il testo unico potrebbe avere una soglia fissata a 9 euro, senza indicizzazioni automatiche, secondo le indiscrezioni riportate da la Repubblica.
Le opposizioni si darebbero 12 mesi di tempo per attuarlo, trovando anche un accordo con le parti sociali che comprenda il rafforzamento dei contratti nazionali e l’introduzione di un fondo per aiutare le Pmi. La strada da fare per un testo unico è ancora lunga e resta, comunque, la forte opposizione della maggioranza a una legge con una soglia oraria. Ma sul tema sembra possibile che si apra un percorso comune alle opposizioni, sempre con l’eccezione di Italia Viva. Un accordo su un singolo tema e che, come ribadisce Calenda, non apre a un’ipotesi di campo largo.