Se avete bisogno di cambiare una lampadina, di imparare una ricetta per la domenica o di organizzare una gita ormai il generale Figliuolo è a disposizione. Anche per matrimoni e funerali. È lui il nome scelto, dopo settimane di irrispettosi tentennamenti, dal governo Meloni come commissario alla ricostruzione per il post-alluvione in Romagna.
Il generale ha ricoperto il ruolo di commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 da marzo 2021 a marzo 2022. In quel tempo Giorgia Meloni definì la scelta dell’obbligo di green pass del generale “raggelante, è l’ultimo passo verso la realizzazione di una società orwelliana. Una follia anticostituzionale che Fratelli d’Italia respinge con forza. Per noi la libertà individuale è sacra e inviolabile”.
Oggi va bene. L’importante per Meloni era fare fuori il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini che ormai aveva confessato di non ricevere nemmeno una telefonata dal ministro Musumeci e non dare soddisfazione all’alleato in punizione, Matteo Salvini.
Figliuolo è perfetto. Indossa la divisa che attizza i membri di questo governo in tutte le sue declinazioni. Richiama la continuità con il governo Draghi che Meloni insegue per provare a darsi un tono al di fuori della Garbatella e soprattutto è l’uomo perfetto da scegliere quando non si vuole scegliere.
Un santino da sventolare come magico risolutore in ogni occasione. È l’icona da dare in pasto agli elettori e alla stampa. Figliuolo è il nuovo Bertolaso, con in più lo scudo delle stellette.