Manovravano armi ed esplosivi senza saperlo. è stato solo a metà aprile scorso che un delegato del sindacato Usb ha scoperto che, a turno, una trentina dei circa ottanta addetti dell’aeroporto “Gabriele d’Annunzio” di Montichiari (Brescia), lavoravano alle operazioni di carico di materiale bellico su aerei cargo senza che fossero stati avvisati e senza avere una preparazione specifica per svolgere quel tipo di mansione.
Rivolta degli aeroportuali. Lo scalo di Brescia diventa un caso. Venerdì il presidio di protesta dell’Usb
Per questo il 30 giugno prossimo il sindacato di base ha convocato un presidio, a partire dalle 10, allo scalo bresciano. “Quel giorno”, dice Luca Pistoia, che per l’Usb Lombardia si occupa di trasporto aereo, “stando a quanto ci risulta, è previsto che vengano caricati dei missili”. Il sindacalista aggiunge che, appena venuti a conoscenza della situazione di rischio, l’Usb “si è attivata presso Questura e Prefettura e Enav, ma dalle istituzioni non è arrivata alcuna risposta.
Soltanto l’ente gestore dello scalo si è messo in moto per fare dei corsi di aggiornamento”. “Ma non corsi specifici”, chiarisce Pistoia, “quelli organizzati sono stati corsi sulla sicurezza sul lavoro che già sono previsti per legge”. “L’attività di carico”, aggiunge, “era altamente pericolosa e non è certo un’attività che deve essere svolta da civili in un aeroporto civile come quello bresciano. Dovrebbe essere svolta da personale militare in basi aeree militari”.
“L’attività di carico-scarico di armi, razzi, missili ed esplosivi in dotazione ai militari, che si è verificata più volte ed è prevista anche per il 30 giugno 2023, viene effettuata nel modo seguente: i lavoratori, con l’utilizzo di carrelli elevatori (muletti), scaricano i pallet-contenitori di armi dai camion, li collocano nei piazzali dell’aeroporto, li caricano sugli aeromobili in un aeroporto civile”, spiega l’Usb Lombardia nella nota in cui annuncia la mobilitazione per il 30 giugno.
“Diciamo no ai voli militari travestiti da voli civili che trasportano armi (missili, bombe, armamenti pesanti e leggeri)”, aggiunge l’Usb nel comunicato, ricordando come “i lavoratori hanno già subito e continuano a subire le scelte scellerate di questo governo che, in continuità con il precedente, parla di volontà di pace ma nei fatti stanzia miliardi di euro per incentivare le guerre e taglia i fondi per i servizi pubblici”. L’aeroporto di Brescia, utilizzato per uso civile ormai solo da pochi aerei privati, ha privilegiato il cargo. è infatti lo scalo di riferimento per Poste italiane, Amazon e Dhl.
Il personale civile addetto al carico di materiale bellico non era stato né avvisato né formato adeguatamente
Ed è strategico per tutto il Bresciano, la zona d’Italia con il più alto numero di aziende produttrici di armi. Secondo Giorgio Beretta, analista di Opal, Osservatorio permanente sulle armi leggere, “sono sempre di più armi le italiane nel mondo. Nel 2022 sono aumentate sia le autorizzazioni all’esportazione di armamenti sia le consegne effettive di materiali militari. Le singole autorizzazioni si attestano sui 3,8 miliardi di euro. Ad aumentare sono state soprattutto le esportazioni effettive di materiali militari dall’Italia che nel 2022 hanno superato per la prima volta i 5,5 miliardi di euro segnando un record storico”.
La spinta è stata data ovviamente dal conflitto in Ucraina. Ma tra i principali Paesi destinatari delle armi “made in Italy”, spiega ancora Beretta, “non mancano i regimi repressivi tradizionali clienti delle aziende militari nazionali come l’Arabia Saudita (123 milioni), Emirati Arabi Uniti (121 milioni), Kuwait (106 milioni) e finanche l’Egitto (73 milioni) al quale, ancora una volta, nonostante le gravi violazioni dei diritti umani e il “caso Regeni”, l’Italia continua a fornire strumenti utilizzabili per la repressione interna”.