A mettere in fila i numeri è la vicepresidente del Gruppo Socialisti & Democratici a Bruxelles, la dem Elisabetta Gualmini. Le alluvioni in Emilia-Romagna sono iniziate il 3 maggio, oggi, 27 giugno, si contano 12mila aziende agricole danneggiate, 70.300 edifici coinvolti, 14.200 imprese danneggiate, 8,5 mld di danni stimati, 3325 cantieri solo in montagna. Servono solo per gli interventi urgenti 1,9 miliardi di euro. Soldi arrivati finora dal governo? 30 milioni.
È sempre stallo sul nome del commissario per l’emergenza maltempo in Emilia-Romagna. Meloni e Salvini si litigano la poltrona
Il Decreto legge Alluvione è in Commissione ambiente ala Camera. Ieri era l’ultimo giorno per la presentazione degli emendamenti: 28 sono stati proposti dai partiti che sostengono la maggioranza di governo: 116 da Forza Italia, 117 da Fratelli d’Italia, 89 dalla Lega e 6 da Noi Moderati. Gli emendamenti del Pd sono 164.
Gli appelli intanto si moltiplicano. Il Cispel Emilia-Romagna, l’associazione che riunisce le Acer della regione, nel corso di una assemblea generale che si è svolta venerdì a Roma ha presentato al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini e a Federcasa un documento unitario di tutte le Acer della regione per chiedere al governo di “non lasciare sole le case popolari nella ricostruzione post alluvione”.
E mentre sulla pelle dei romagnoli si gioca la battaglia politica con Richetti di Azione che intima al Pd di dover cambiare strategia in previsione delle prossime elezioni regionali e con Fratelli d’Italia che non perde occasione per usare il fango (che si è seccato e fatto cemento da quelle parti) per attaccare la segretaria del Pd Elly Schlein la vicepresidente della Regione con delega alla Protezione civile, Irene Priolo perde la pazienza con il governo: “si stanno assumendo delle responsabilità, perché se succede qualcosa a settembre poi gli esposti li faccio io”, manda a dire Priolo da Bologna, colloquiando con i cronisti dopo il ricordo di Flavia Franzoni in Consiglio comunale.
Il commissario per la ricostruzione “se lo nominano devono dargli delle risorse, altrimenti cosa fa? Il commissario senza portafoglio? Un po’ impegnativo”, afferma la vice del governatore Stefano Bonaccini, che intanto sta già svolgendo l’incarico di commissario per l’emergenza. A lui “per ora è attribuito un pezzo di competenze specifiche”, riepiloga Priolo, aggiungendo che se per la ricostruzione fosse nominato un altro commissario allora “sarebbe la prima volta che coesistono” due figure di questo tipo: insomma “abbiamo avuto due papi, avremo anche due commissari”.
Sul territorio, dice Priolo, “abbiamo dei cantieri che veramente si stanno fermando, le aziende piccoline se non hanno copertura finanziaria – avverte la vicepresidente – vanno a lavorare in altri posti, perché vanno dove ci sono le risorse, quindi è un dramma”.
Alla luce di tutto ciò, che il Governo stia rimandando le decisioni e i decreti “per noi è spiegabilissimo, dopodiché – conclude Priolo – si stanno assumendo delle responsabilità perché se succede qualcosa a settembre, poi gli esposti li faccio io”.
Il Consiglio dei ministri slittato lo scorso giovedì oggi dovrebbe finalmente decidere. Lega e Fratelli d’Italia continuano lo scontro politico interno sulla pelle dei cittadini. Solo su un punto la premier e il ministro sono d’accordo: sbarrare la strada al presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini.
La priorità per Meloni è di andare allo scontro con i suoi alleati e con l’opposizione per ribadire la sua forza e per accentrare il controllo della ricostruzione, usandolo come serbatoio di propaganda. Al suo fianco, infaticabile, il ministro Musumeci. Bonaccini nei giorni scorsi ha ricordato che “dopo il sisma del 2012 il commissario fu nominato in una settimana”. Ma qui la ricostruzione non è la priorità.