Solo 565 adozioni nel 2022, appena 2 in più del 2021, secondo i dati forniti dall’Istat. Tempi di attesa per regolarizzare tutte le pratiche che possono raggiungere anche i 4 anni.
Una certa incomunicabilità tra le associazioni che si occupano della materia e i vari Paesi da cui provengono i bambini bisognosi di una famiglia. In Italia i genitori che vogliono accogliere minori nati nell’Est Europa piuttosto che in Asia o Africa vanno incontro ad enormi ostacoli legislativi, burocratici, economici.
Adottare un bambino, in Italia è un problema
Vincenzo Starita, vicepresidente Cai – Commissioni Adozioni Internazionali in proposito ricorda come “in Italia l’età media di una madre e un padre che adottano un bambino straniero sia alta, 47 per la donna e 48 per l’uomo’’. Sugli eccessivi tempi di attesa si esprime il Professor Giuseppe Scialla, Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Campania e componente del Comitato ministeriale “Media e minori’’ del Mise.
“Ogni coppia deve avere un decreto di adottabilità. Non si può aspettare 4 anni per regolarizzare un’adozione’’ le sue parole nel corso di un incontro sul tema al Consiglio regionale della Campania con esperti nazionali. Nel nostro Paese il costo economico per la collettività per i bambini non ancora adottati è alto, come aggiunge il professore Scialla. ù
“Per i minori non accompagnati che si trovano nelle case famiglia, la spesa media per ogni italiano varia dai 130 ai 170 euro. Perché allora non li affidiamo alle famiglie almeno sino ai 18 anni, quando poi possono avere maggiore possibilità di scelta?”. Anna Torre, presidente della fondazione Nidoli onlus con sede a Napoli che si occupa di adozioni internazionali, scopre un vulnus. “Spesso con i Paesi esteri non si riesce a parlare nonostante noi, come associazione, in teoria avremmo la delega della presidenza del Consiglio dei ministri. Occorrono strumenti chiari, non è giusto che mi ascoltino solo per cortesia’’.
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La mappatura delle richieste per adottare bambini
In Italia le regioni dove si chiedono più adozioni, secondo quanto ricordato dal componente del Comitato ministeriale “Media e minori’’ del Mise, Scialla sono Lombardia, Campania e Toscana. Al Tribunale di Milano vengono esaminate l’11% delle domande totali giunte, il 13% al Tribunale di Napoli e il 10% al Tribunale di Firenze.
I servizi territoriali invece sono a macchia di leopardo. Funzionano meglio in Liguria, Lombardia e Toscana e meno bene al Sud con l’eccezione della Sicilia, che può sfruttare il fatto di essere una Regione a Statuto speciale. Anche i costi per le adozioni, sono tutt’altro che banali: si va dai 9.000 o 10.000 euro per le nazioni africane o asiatiche, ai 20.000 di Armenia e Bielorussia.
“I costi dipendono anche dalla legislazione interna delle Nazioni”, specifica il vicepresidente Cai Starita aggiungendo come oggi “i Paesi che danno più adozioni all’Italia sono l’India e la Colombia; tra i Paesi europei l’Ungheria tiene. Negli ultimi 3 anni la maggioranza delle adozioni in Italia, tra il 60 e il 70% in alcuni casi, sono quelle di bambini superiori ai 7 anni, compresi bambini con difficoltà conclamate (motorie, psicologiche ndr.).
Ci sono però Paesi dove il nazionalismo è imperante. Penso ad esempio all’Etiopia e alla stessa Bielorussia, che considerano l’adozione quasi una deportazione’’.
Complicato per le famiglie sostenere sin dal principio, viste le attuali norme, le spese per le pratiche di adozione. “L’Italia è tra i pochi Paesi che prevedono dei rimborsi – afferma ancora il vicepresidente Starita – Quest’anno per l’Isee più basso è di 9000 con una deducibilità fiscale del 50%. Ma non basta. Con il ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Maria Roccella stiamo ragionando su un fondo, garantito dalla commissione, coinvolgendo le banche per l’anticipazione delle somme alle coppie’’.