Esplosioni nella notte nella città portuale di Odessa, in Ucraina. I media locali spiegano che sono state attivate le difesa aeree in tutta la Regione. Secondo quanto raccontato dall’amministrazione militare regionale di Odessa, le truppe russe hanno lanciato quattro missili da crociera di tipo Kalibr dal Mar Nero, che sarebbero stati distrutti dalle forze di difesa.
L’allarme antiaereo è scattato nelle prime ore della giornata in sei regioni ucraine e in particolare parliamo degli oblast di Odessa, Dnipropetrovsk, Mykolaiv, Sumy, Zaporozhzhia e Donetsk.
Le forze ucraine, fa sapere il capo del consiglio regionale Nikolai Lukashuk, avrebbero abbattuto nella notte quattro doni nella regione di Dnipropetrovsk: si tratta, spiega le stesse autorità, di tre Shahed e un Orlan.
I villaggi liberati dall’Ucraina
La viceministra della Difesa di Kiev, Hanna Malyar, ha invece fornito un elenco degli insediamenti che sarebbero stati liberati nelle ultime due settimane di combattimenti dagli ucraini: sono in totale otto. I villaggi sono quelli di Novodarivka, Levadne, Storozheve, Makarivka, Blagodatne, Lobkove, Neskuchne e Pyatikhatki.
L’area liberata è di 113 chilometri quadrati e le unità della braita Tavria sarebbero avanzate in territorio nemico per sette chilometri. Durante alcuni attacchi ucraini nelle regioni russe di confine di Belgorod, invece, sono rimaste ferite sette persone, tra cui anche un bambino. Nella regione di Kursk sono stati colpiti due villaggi, senza però feriti e vittime.
La distruzione della diga di Kakhovka
Il New York Times ha affermato che ci sono prove che indicano che la diga di Kakhovka è stata “paralizzata da un’esplosione provocata dalla parte che la controlla: la Russia”. Il giornale statunitense ha ricostruito cosa è avvenuto interpellando ingeneri ed esperti di esplosivi e spiegando che Mosca conosceva il tallone d’Achille della diga, costruita in epoca sovietica. La diga era costruita con un enorme blocco di cemento alla base ed è attraversata da un piccolo passaggio raggiungibile dalla sala macchine, dove sarebbe esplosa la carica che l’ha distrutta.