Nel 2022 poco meno di un quarto della popolazione italiana (24,4%) è a rischio povertà o esclusione sociale. Quasi come nel 2021 (25,2%). Grazie alla ripresa dell’economia dopo la pandemia e l’incremento di occupazione e redditi, si riduce però significativamente la popolazione in condizione di grave deprivazione materiale e sociale (4,5% rispetto al 5,9% del 2021) e rimane stabile la popolazione a rischio di povertà (20,1%). Lo ha rilevato l’Istat nel report su reddito e condizioni di vita 2021-2022.
Nel Lazio è aumentato il rischio di povertà insieme alla bassa intensità di lavoro
Un dato che non comprende il Lazio, dove invece è aumentato il rischio di povertà insieme alla bassa intensità di lavoro. Una povertà quella del nostro territorio alla quale le famiglie attendono ancora risposte da comune di Roma e Regione nonostante l’emergenza riguardasse, nel 2021, il 6,7% della popolazione. Nel dettaglio il 26% della popolazione laziale è a rischio di povertà o esclusione sociale, sopra il dato nazionale, 24,4%. A rischio di povertà il 21,4%, in grave deprivazione materiale o sociale il 2,6% e con bassa intensità lavorativa il 12%.
Il 26% dei cittadini alle soglie dell’esclusione sociale
“Potenziare i servizi sociali, investire sulle politiche di welfare pubblico e intervenire per aumentare i salari diminuendo le addizionali e combattendo la precarietà a partire dal sistema degli appalti, sarebbero delle soluzioni per combattere la povertà – commenta Natale Di Cola segretario Fp Cgil Lazio -. Pensi che l’anno scorso abbiamo ottenuto 5 milioni di euro per il caro bollette ma il comune di Roma non ha ancora fatto uscire l’avviso. E in regione le cose non vanno meglio – continua Di Cola – perché abbiamo chiesto un incontro all’assessore al bilancio Giancarlo Righini in data 2 maggio ma ancora non ci hanno risposto: vorremmo chiedere insieme alle altre sigle sindacali delle risorse nella variazione di bilancio che si farà prima dell’estate per tracciare delle linee di indirizzo e indirizzare delle scelte politiche ed economiche su cui si sviluppare il programmato di assestamento di bilancio perché Roma e il Lazio sono tra le aree del paese in cui il lavoro è più precario. Nel 2022 quasi 4 contratti su 10 sono durati un solo giorno lavorativo. Parliamo di oltre 700mila contratti. Un dato tre volte superiore a quello nazionale: il 38,5% contro il 12,6%, ma ancora nessuna risposta. Non solo è un fenomeno strutturale ma è in aumento. Un lavoro così precario vuol dire per una parte importante di lavoratrici e lavoratori avere redditi più bassi nel presente e pensioni misere nel futuro, convivere con il rischio di povertà ed esclusione sociale e con l’impossibilità di costruire un proprio progetto di vita. Abbiamo la maglia nera della precarietà. Il Comune di Roma e la Regione Lazio possono e devono fare la loro parte affinché nel territorio si crei occupazione stabile, sicura e di qualità”, conclude di Cola. Righini, che abbiamo provato a contattare senza successo, non ha fatto commenti ufficiali sui dati Istat.
E con l’addio al Reddito di cittadinanza sarà pure peggio
Sempre nel corso del 2021 il reddito di cittadinanza (RdC) ha consolidato il suo ruolo come misura strutturale di contrasto della povertà: se nel 2019 le famiglie beneficiarie del RdC erano state 970mila, pari al 3,8% del totale delle famiglie italiane, e nel 2020 tale quota era salita al 5,3%, nel 2021 si stima siano state circa 1,5 milioni le famiglie percettrici di RdC, il 5,9% del totale, con un beneficio annuo pari in media a 5.522 euro. Tale quota sale al 14,4% per le famiglie del quinto più povero e all’8,7% per quelle del secondo quinto. Mentre Nel 2022, sono stati 183.330 i nuclei familiari che hanno beneficiato del reddito o della pensione di cittadinanza, per un totale di 358.154 persone.