Termina oggi la missione dei tecnici della Commissione Ue, a Roma da lunedì scorso per valutare lo stato di avanzamento del Pnrr. Dopo l’incontro fra la direttrice generale della task force, Céline Gauer, e il ministro delle Politiche Europee, Raffaele Fitto, che si è tenuto martedì, la verifica è entrata nel vivo con l’analisi dettagliata dei diversi progetti, in vista dello sblocco della terza rata.
Termina oggi la missione dei tecnici della Commissione Ue, a Roma da lunedì per valutare lo stato di avanzamento del Pnrr
Gli uomini di Bruxelles si sono confrontati con i tecnici dell’unità di missione presso il ministero delle Politiche Europee, e ai lavori stanno partecipando anche i tecnici dei ministeri coinvolti, in particolare Infrastrutture, Ambiente, Istruzione, Sanità, Made in Italy. Ieri Fitto ha ribadito che la visita della task force “è una visita normale, ordinaria” che si svolge ogni sei mesi. “È la quarta volta che succede e la prima vota che se ne parla”.
Una versione quella di Fitto – “visita di routine, programmata da tempo” – che è stata pure, a onor del vero, confermata dall’esecutivo comunitario. Bruxelles ha costantemente “scambi costruttivi” con tutti gli Stati membri, Italia inclusa, sulla realizzazione dei loro piani di ripresa e resilienza, ha precisato la portavoce della Commissione europea che si occupa dei Pnrr nazionali, Nuyts Weerle, precisando che, fin dall’inizio, questa procedura comprende incontri regolari con i Paesi interessati.
Ma benché rientri nell’ordinaria amministrazione non c’è dubbio che la missione cada in un momento cruciale, ovvero nel pieno del negoziato con Bruxelles sulla revisione dell’intero piano su cui il governo è indiscutibilmente in ritardo. La deadline per inviare in Europa le proprie proposte di modifica è il 31 agosto ma la Commissione ha già fatto intendere a più riprese che gradirebbe riceverle al più presto. “C’è una totale apertura a discutere, ma le richieste devono arrivare presto”, ha detto il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni.
Ma Fitto nega che da parte di Bruxelles ci siano pressioni di alcun tipo. Le richieste di anticipare il più possibile la presentazione delle proposte di modifica, secondo il ministro, “sono opinioni, non posizioni della Commissione europea”. “Ricordo – ha spiegato Fitto – che il termine è il 31 agosto e che al momento solo 8 paesi su 27 hanno presentato il loro programma integrato. Quindi, sinceramente, è un dibattito tutto italiano”. Fitto ha citato pure il caso di Madrid. “Il secondo Paese col piano più grande è la Spagna che ha solo 69 miliardi di risorse a fondo perduto e che si appresta solo ora a chiedere il primo prestito”, ha spiegato.
Sebbene l’esecutivo neghi un caso Italia i tempi di attuazione preoccupano. A rischio pure le rate di quest’anno
Ma anche Gentiloni ha citato il caso Spagna proprio per sottolineare che questa ha già inviato le sue proposte di modifica al contrario di Roma. “Giorni fa la Spagna ha fatto una proposta enorme, ma la stiamo discutendo da tre mesi. La scadenza è ad agosto, ma dobbiamo lavorare presto”, ha detto l’ex premier, e non poteva essere più chiaro di così. Ma se sulla terza rata del Pnrr (19 miliardi) “si respira un’aria positiva” – lo scongelamento è alle porte assicurano dal governo – dubbi si addensano sulla quarta (16 miliardi) legata ai 27 obiettivi da centrare entro giugno di quest’anno e sulla quinta (18 miliardi) vincolata al raggiungimento di 69 obiettivi entro dicembre.
Da parte italiana in questi giorni, per alcuni progetti si sta chiedendo una proroga (è il caso degli asili nido che dovevano rientrare tra gli obiettivi del 30 giugno) per poter ultimare le gare e assegnare i lavori. Un’altra opzione è la revisione dei target degli obiettivi a rischio, tenendo conto dell’aumento del costo delle materie prime. Per le modifiche italiane al RepowerEu e alla rimodulazione del Pnrr Fitto punta a traslitterare alcuni progetti dal Recovery alla programmazione della politica di coesione 2021-2027.
In tal modo, di fatto, l’attuazione del progetto avrebbe tre anni in più per essere completata. La deadline dei target e delle riforme stabilite dal Recovery fund è nel 2026, quella per la spesa dei fondi europei di Coesione arriva fino a due anni dopo il settennato in corso, ovvero il 2029. Le opposizioni sono sul piede di guerra.
“Se si sprecheranno i fondi del Pnrr sarò fortemente arrabbiato e spero che si arrabbi l’intera comunità nazionale, perché lì abbiamo investimenti per la formazione, per le scuole, ricerca, sanità…L’Europa ci ha dato quei soldi per metterci al pari e perché non le conviene avere un’Italia fanalino di coda. Se sprechiamo questa occasione sarà una calamità naturale”, ha dichiarato il presidente del M5S, Giuseppe Conte. La segretaria del Pd esprime preoccupazione per i ritardi e prende posizione persino il leader di Azione, Carlo Calenda, secondo il quale il governo ha “perso tempo sul Pnrr”.
I tecnici Ue hanno anche incontrato i sindacati che, secondo una nota della Uil, hanno espresso preoccupazione per la lentezza nella messa a terra dei progetti e nella conseguente spesa effettiva, oltreché per la mancanza di trasparenza. Sui ritardi di Roma non ha acceso solo un faro Bruxelles ma anche il Fmi e l’Ocse. Ritardi certificati dalla Corte dei Conti, a cui il governo ha pensato bene di sottrarre il controllo concomitante sul Pnrr. Le toghe contabili hanno certificato che nei primi 4 mesi di quest’anno sono stati spesi appena 1,155 miliardi sui 33,8 programmati entro dicembre.