“Voglio partire con una domanda: possiamo permetterci, in qualità di penultimo Paese europeo per corruzione dopo la Bulgaria, di abolire l’abuso d’ufficio? La risposta è un secco no”. È netto il giudizio di Alfonso Sabella, giudice presso il Tribunale di Roma nonché ex assessore alla legalità della Capitale, sulla riforma della Giustizia voluta dal Centrodestra.
Dal Consiglio dei ministri esce la prima parte della riforma della Giustizia di Nordio che abolisce l’abuso d’ufficio. Secondo lei il ministro ha fatto bene?
“La prima cosa da dire è che abolendo l’abuso d’ufficio non si risolverà nessun problema perché non si potrà dire alle persone di smetterla di denunciare. Fatico davvero a comprendere le ragioni di questa riforma e vorrei che qualcuno me le spiegasse perché il problema non sono i tanti procedimenti che nascono dall’abuso d’ufficio ma il fatto che la gente, sentendosi trattata male dalla Pubblica amministrazione, giustamente denuncia. E continuerà a farlo anche in futuro, del resto siamo ancora una democrazia, e alla fine della fiera l’unica differenza rispetto ad oggi sarà che verranno ipotizzati altri tipi di reato”.
Ma all’Unione europea andrà bene l’abolizione dell’abuso d’ufficio?
“Voglio partire con una domanda: possiamo permetterci, in qualità di pentultimo Paese europeo per corruzione dopo la Bulgaria, di abolire l’abuso d’ufficio? La risposta è un secco ‘no’ anche alla luce del fatto che l’abuso d’ufficio è stato limitato più volte nel tempo e il suo accertamento è stato reso, scientemente, un percorso a ostacoli. È sconcertante abolirlo perché pur così depotenziato dava una possibilità di investigare su determinati comportamenti che altrimenti potrebbero essere ricondotti. Voglio dirlo in modo chiaro è un errore storico enorme abolire l’abuso d’ufficio e ci metterà in enorme difficoltà con l’Unione europea e il resto della comunità internazionale perché diventeremo l’unico Paese occidentale a non prevedere un reato di questo tipo”.
Nordio a SkyTg24 ha detto che l’abuso d’ufficio raramente va a sentenza e quindi è logico eliminarlo. Ha ragione il ministro?
“Intanto voglio sfatare il mito sulle poche condanne: i procedimenti per abuso d’ufficio che arrivano a sentenza, quindi al netto delle prescrizioni, in fatto di condanne e assoluzioni sono perfettamente in linea con tutti gli altri reati. Poi voglio dire due parole sulla ‘paura della firma’ di cui parla spesso Nordio. Ebbene il ministro della Giustizia sa benissimo che questa non è legata al procedimento penale, da cui gli amministratori pubblici possono difendersi benissimo perché la legge giustamente glielo concede, ma da quella maledetta onta secondo cui chi riceve un avviso di garanzia è automaticamente considerato ‘colpevole’. È un problema culturale che non ha nulla a che vedere con il reato in sé ma che nessuno sembra voler arginare”.
Sempre Nordio ha detto che l’abuso d’ufficio non è un reato ‘spia’. Sul punto è d’accordo con il guardasigilli?
“In relazione al fatto che il reato dell’abuso d’ufficio sia un reato spia non lo dico io ma l’articolo 416 bis del codice penale, quello che punisce l’associazione mafiosa, che mette come una delle finalità dell’associazione proprio quella di acquisire illegalmente commesse e concessioni. Si tratta di condotte che in molti casi si possono provare solo attraverso l’abuso d’ufficio. Detto questo mi sembra chiaro che l’abuso d’ufficio sia un reato spia ma, cosa che nessuno sottolinea abbastanza, è prima di tutto un reato in sé che deve essere contemplato dal nostro ordinamento. Dobbiamo avere il coraggio di dire che abolire l’abuso d’ufficio significa spalancare un’autostrada al crimine”.
La riforma introduce un nuovo bavaglio all’informazione in quanto non sarà più possibile pubblicare intercettazioni che non sono citate negli atti giudiziari. Cosa ne pensa?
“Mi sembra un arrampicarsi sugli specchi. L’informazione è sacra e personalmente ritengo che l’attuale normativa sia più che sufficiente per tutelare la privacy. La realtà è che lo scopo di questa riforma mi sembra che sia soprattutto quello di costringere il giudice per le indagini preliminari a fare una sintesi delle intercettazioni da immettere nelle ordinanze. Pensi alle indagini sul narcotraffico che si basano su migliaia e migliaia di pagine di intercettazioni telefoniche e ambientali. Ebbene fino ad ora venivano inserite integralmente nel provvedimento così da renderle disponibili al tribunale del Riesame e agli altri giudici che seguiranno il caso, mentre ora non sarà più possibile e si allungheranno i tempi dei processi”.
Abuso d’ufficio e bavaglio alle intercettazioni sono davvero le maggiori criticità della Giustizia italiana?
“Guardi i problemi della giustizia sono altri e invito Nordio a venire a vederli sul campo così da potersi dedicare a cose più serie. Mi riferisco, solo per citare qualche mancanza, alle carenze di organico nelle cancellerie, agli impianti di condizionamento che non funzionano, agli ascensori ko, ai computer vetusti e ai testimoni che vengono chiamati in continuazione. Lavoriamo in condizioni impossibili ma chi vive nella stanza dei bottoni non lo sa neanche”.
Via libera pure allo stop all’appello proposto dai pm risultati ‘sconfitti’ nel primo grado di giudizio che assomiglia molto alla famose legge Pecorella del 2006. Come giudica questa novità?
“Un tempo mi avrebbe indignato ma dopo la riforma Cartabia, la quale ha creato e continuerà a creare danni, non mi stupisco più di nulla. Il problema è a monte perché se si volesse abolire del tutto l’appello, cosa che io farei per gli illeciti bagatellari (quelli dotati di minore lesività e rilevanza sociale, ndr), bisognerebbe prima far funzionare il primo grado di giudizio e sappiamo bene che così non è”.
Ci dica la verità, secondo lei Meloni e Nordio sono riusciti a realizzare il sogno di Berlusconi sulla Giustizia?
“Non lo so quale fosse il sogno di Giustizia di Berlusconi, mi auguro soltanto che non fosse quello a cui sta lavorando Nordio”.