Per tastare con mano gli effetti della “collaborazione con i Paesi africani” che l’Unione europea e l’Italia stanno propagandando in queste settimane convulse in cui l’immigrazione è tornata al centro dell’agenda politica basta andare in queste ore in Libia. Le autorità libiche hanno arrestato migliaia di uomini, donne e bambini nelle strade o case oppure in seguito a raid in campi e magazzini di presunti trafficanti. Lo denuncia la missione di supporto in Libia delle Nazioni Unite, l’Unsmil.
Le autorità della Libia secondo l’Onu hanno condotto operazioni di arresto in cui sono state coinvolte migliaia di uomini, donne e bambini
Secondo l’Unsmil, le autorità libiche hanno condotto operazioni di arresto in cui sono state coinvolte migliaia di uomini, donne e bambini, che sono stati prelevati dalle strade, dalle loro case o durante raid nei campi e nei magazzini di presunti trafficanti. In una serie di messaggi su Twitter, l’Unsmil ha denunciato le condizioni disumane in cui molti di questi migranti sono detenuti, comprese donne incinte e bambini.
Le strutture di detenzione sono state descritte come sovraffollate e antigieniche. Inoltre, l’Unsmil ha riferito che migliaia di migranti, compresi coloro che sono entrati legalmente in Libia, sono stati espulsi collettivamente senza alcun controllo o processo legale appropriato. Questa ennesima campagna di arresti arbitrari e deportazioni è stata accompagnata da un preoccupante aumento dell’incitamento all’odio e del discorso razzista contro gli stranieri sia online che nei media. L’Unsmil ha evidenziato la necessità di porre fine a tali azioni e ha sottolineato l’importanza di trattare i migranti con dignità e umanità, in conformità con gli obblighi internazionali assunti dalla Libia.
L’Unsmil ha anche fatto appello alle autorità libiche affinché garantiscano alle agenzie delle Nazioni Unite e alle organizzazioni non governative un accesso senza ostacoli ai detenuti che necessitano di protezione urgente. “È cruciale che gli enti internazionali possano monitorare le condizioni dei migranti detenuti e fornire l’assistenza necessaria per garantire il rispetto dei loro diritti fondamentali. Il rispetto dei diritti umani, compresi quelli dei migranti e dei richiedenti asilo, è un principio fondamentale sancito dalle convenzioni internazionali delle quali la Libia è parte”, ha scritto in una nota la missione di supporto.
“È responsabilità delle autorità libiche assicurare che tutte le persone presenti sul territorio libico siano trattate con dignità e rispetto, indipendentemente dal loro status migratorio. La missione Onu chiede alle autorità di fermare queste azioni, trattare i migranti con dignità e garantire l’accesso a Nazioni Unite e Ong nei centri di detenzione”. Non è la prima volta che in Libia si assiste a una vera e propria operazione di “polizia etnica”.
A ottobre del 2011 le forze di sicurezza libiche e gruppi di miliziani di Tripoli hanno fatto irruzione nel quartiere di Gargaresh, sparando, razziando beni e danneggiando abitazioni e rifugi di migranti e rifugiati provenienti dall’Africa sub-sahariana. L’operazione, nella quale si sono contati almeno un morto e 15 feriti, si è conclusa col rastrellamento di oltre 5000 uomini donne e bambini, parecchi dei quali registrati ufficialmente presso l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.
Proprio ieri l’Organizzazione internazionale per le migrazioni ha fornito i dati dei morti sulle rotte migratorie: quasi 3.800 persone sono morte sulle rotte migratorie all’interno e dalla regione del Medio Oriente e Nord Africa (Mena) nel 2022, il numero piu’ alto dal 2017. L’11% in più rispetto all’anno precedente. Del resto il lavoro sporco per l’Ue qualcuno deve pur farlo.