L’inflazione diventa una sorta di tassa per i più giovani. Se, come spesso si dice, il caro-vita è paragonabile a una tassa iniqua, un altro dato conferma questa concezione: gli stipendi dei giovani laureati sono in calo, nel 2022, proprio a causa dell’aumento dei prezzi generalizzato. A certificarlo è il XXV rapporto di Almalaurea, presentato all’università di Palermo.
La buona notizia è che migliorano le condizioni occupazionali dei giovani, che trovano più facilmente lavoro dopo la laurea. La cattiva è che hanno retribuzioni che, però, sono più basse in termini reali rispetto al passato. La ricerca ha coinvolto 78 atenei e circa 670mila persone, valutando l’inserimento nel mercato del lavoro dopo uno, tre e cinque anni dalla laurea.
Occupazione, migliora la capacità d’inserimento sul mercato del lavoro per i laureati
Nel 2022, come detto, è migliorata la capacità di assorbimento dei giovani laureati nel mondo del lavoro. Dati in crescita sia rispetto al 2021 che agli anni pre-pandemici. I livelli occupazionali sono i più alti nell’ultimo decennio, sia per la laurea di primo livello che per quella di secondo livello (con un’unica eccezione dopo cinque anni).
L’occupazione a un anno dalla laurea è superiore al 75% per chi ha una laurea triennale e supera il 77% per quelle magistrali. A cinque anni il tasso sale al 92% per la triennale e all’88,7% per la magistrale. Restano però disparità: gli uomini hanno quasi il 12% di possibilità in più di essere occupati rispetto alle donne. E forti sono anche le disparità tra Nord e Sud.
Gli stipendi non bastano con l’inflazione: calano in termini reali per i neo-laureati
Per quanto riguarda gli stipendi, si registra in effetti un aumento del valore nominale, ma in realtà in termini reali si registra un calo dettato dal crollo del potere d’acquisto causato dall’inflazione. A un anno dalla laurea, la retribuzione netta è di 1.332 per i laureati triennali e di 1.366 per i laureati magistrali o a ciclo unico. In termini reali si registra un calo del 4,1% nel primo caso e del 5,1% nel secondo.
A cinque anni dalla laurea, invece, la retribuzione netta è di 1.635 per il primo livello e di 1.697 per il secondo livello: si registra un calo del 2,4% e del 3,3% in termini reali. Anche sugli stipendi restano le disparità: gli uomini vanno meglio delle donne (70 euro in più al mese) e chi lavora al Nord guadagna 101 euro in più rispetto a chi sta al Sud. Tra il Centro e il Sud Italia la differenza mensile è di 53 euro, tra chi lavora all’estero e chi nel Mezzogiorno la forbice si allarga, raggiungendo addirittura i 600 euro.