Professore Marco Revelli, storico e politologo, quale eredità lascia Silvio Berlusconi?
“Lascia un’eredità pesante per l’Italia e gli italiani. Oggi noi assistiamo a una celebrazione in qualche modo sproporzionata, non giustificata solo dal fatto che la morte di una persona è comunque un fatto triste. Ma l’apologia a cui assistiamo è, a mio parere, fuori luogo, per non parlare dei funerali di Stato che mi stupiscono enormemente perché i funerali di Stato per una persona che è stata condannata in via definitiva per reati gravi dal punto di vista della cosa pubblica, come l’evasione fiscale, offrono del nostro Paese un’immagine non molto presentabile rispetto ad altri paesi che si considerano virtuosi. Se devo parlarne da vivo, e non farmi condizionare da un evento di per sé luttuoso, devo dire che Silvio Berlusconi ha incarnato una pessima Italia. Non voglio dire la peggiore perché al peggio non c’è mai fine e questo governo Meloni è persino peggio del berlusconismo perché sia Meloni sia il suo partito hanno condiviso un lungo percorso berlusconiano e, quindi, ne hanno accettato e fatti propri tutti i vizi, aggiungendone alcuni come la nostalgia del fascismo che è una loro specificità. Però sicuramente ha incarnato l’Italia peggiore, l’Italia dei grandi vizi, l’Italia dell’evasione fiscale, l’Italia del conflitto di interesse, l’Italia della impunità per i potenti e per chi può godere di ampie risorse finanziarie e di relazione, l’Italia della corruzione, l’Italia del fine che giustifica i mezzi, l’Italia che non ha certo combattuto la mafia, anzi per molti aspetti con alcune figure di quel mondo si è accompagnata. Berlusconi ha rappresentato questo e anche una modificazione deteriore della destra. E non penso in questo caso alla destra fascista, con cui Berlusconi ha pur flirtato, ma alla destra tradizionale. Che era caratterizzata da una forte componente di conservatorismo sociale e anche politico ma era anche una destra che teorizzava la sobrietà, il pareggio di bilancio, alcune virtù nell’amministrazione della cosa pubblica. Berlusconi ha cambiato radicalmente il dna di questa destra. La sua è stata un destra corriva coi peggiori vizi, una destra edonistica, godereccia. Una destra libertina ma non libertaria, anzi. Che non si preoccupava certo dei diritti delle persone a meno che non si trattasse degli interessi di potenti. Allora sì che si faceva garantista. Le sue televisioni hanno veicolato un salto di qualità deteriore nella comunicazione cancellando il confine tra pubblico e privato, imponendo uno standard della comunicazione televisiva modellato sulle televisioni commerciali che fanno di tutto una merce, che pur di venderla ricorrono a qualsiasi mezzo, anche all’anatomia delle persone. Si parlava delle ‘tette e dei culi’ che lo stesso Berlusconi rivendicava come strumenti comunicativi e come cifra della sua tv scollacciata che ha imposto il proprio standard a tutto il sistema delle comunicazioni. Una tv che ha fatto entrare monopolisticamente la logica del mercato nel sistema delle relazioni sociali. Berlusconi, insomma, ci lascia un’Italia molto ma molto peggiore di quella che aveva trovato”.
Se dovesse indicare un campo d’azione in cui i guasti dell’era berlusconiana si sono avvertiti in maniera più pesante quale indicherebbe?
“Non si può fare una gerarchia. Berlusconi ha colpito trasversalmente le tradizionali istituzioni e strutture di garanzia di un Paese, quelle previste per difendere il Paese contro i propri vizi. Le ha travolte tutte, dallo scontro frontale con i giudici sul terreno della giustizia a quello con i concorrenti nel campo della comunicazione, ricorrendo a pratiche poco ortodosse. Fino a quello dell’imprenditoria a cui lui si iscriveva. I falsi in bilancio sono una trasgressione violenta delle regole di un buon imprenditore, truccano il mercato. E in politica, poi, Berlusconi non ha esitato a ricorrere all’acquisto dei propri sostenitori quando occorreva difendere le proprie maggioranze in Parlamento, quindi ha operato con un’attività di corruzione. Se penso a una sintesi di vizi capitali nella gestione della cosa pubblica, e anche della cosa privata, penso a lui. E l’idea che le massime autorità dello Stato si inchinino di fronte al suo curriculum mi pare incomprensibile se non in seguito a quel tipo di degrado che il nostro Paese ha subito nel lungo ciclo berlusconiano. Aggiungerei che non c’è mai fine al peggio”.
In che senso?
“Quelli che brinderanno in privatissimo o festeggeranno questa morte sono quelli che saranno i suoi eredi diretti ovvero il partito di Giorgia Meloni e la Meloni stessa che vede scomparire una componente della sua maggioranza che ha funzionato in questi mesi da spina nel fianco, per la semplice ragione che un uomo come Berlusconi non sopportava che qualcun altro sedesse sul trono che considerava suo. Le punture di spillo erano frequenti. Ma ora quella componente minoritaria della maggioranza di destra con la morte di Berlusconi viene meno. Forza Italia si dissolverà. Non esiste un erede di Berlusconi dentro quella forza politica. Rimangono maggiordomi e cortigiane che seguiranno il loro percorso naturale ovvero andranno là dove pensano che ci sia il potere. E buona parte andranno, appunto, alla corte della Meloni. Che abituata a non fare prigionieri continuerà a privilegiare i suoi fedelissimi rispetto agli ultimi arrivati”.
Prevede ripercussioni sulla linea del governo? Berlusconi rivendicava per il suo partito il ruolo di forza moderata ed europeista…
“Su Berlusconi europeista ho i miei dubbi. Era stato messo fuori gioco nel 2010 dall’Europa. Non dimentichiamo i giudizi volgarissimi nei confronti della Merkel (Angela Merkel, ex cancelliera tedesca, ndr). Certo Berlusconi funzionava come foglia di fico di fronte a Fratelli d’Italia e Lega. Anche se con molti limiti funzionava da ‘copertura moderata’. Anche se considerare uno smodato come Berlusconi un moderato è davvero un ossimoro. Ma nel breve tempo credo la maggioranza sarà più coesa dopo la sua morte. Per questo penso che Meloni in cuor suo se ne compiaccia anche se partecipa al coro dei laudatores”.
È immaginabile pensare che ci possa essere in futuro un altro personaggio come Berlusconi?
“Mai dire mai perché questo Paese riesce a tirar fuori dalla propria pancia il verosimile e l’inverosimile. Ma questi fenomeni non si ripetono mai nelle stesse modalità. Così come è difficile trovare un nuovo Mussolini o un nuovo Berlusconi nel male, anche nel bene è difficile trovare altre figure nobili, come un altro Cavour. Però questo è un Paese – motivo per cui credo che proposte come il presidenzialismo siano velenose – che si lascia affascinare da chi ha il piglio del padrone. Berlusconi lo aveva ed è diventato per molti versi padrone di questo Paese. C’è una debolezza, un vizio atavico degli italiani dietro questo fascino che ha prodotto il renzismo e il berlusconismo. Questi ‘ismi’ hanno dietro questa incapacità degli italiani di comprendere quali siano i loro veri nemici”.