Kiev dice che l’attentato alla diga è stato opera dei russi per fermare l’offensiva degli ucraini. Sarà vero?
Amedeo Savelli
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Gentile lettore, se ci attenessimo alle dichiarazioni dei belligeranti, non ne caveremmo un ragno dal buco. Per fortuna esistono parametri logici per valutare. Nel caso della diga di Nova Kakhovka, in mano ai russi dall’anno scorso, il primo fatto è che essa garantiva l’approvvigionamento d’acqua alla Crimea. Il secondo è che l’alluvione ha sommerso la prima linea delle trincee russe e i campi minati. Dunque, se la diga fosse stata sabotata dai russi, sarebbe puro autolesionismo. Il terzo elemento è che nella dottrina militare l’attaccante, cioè l’Ucraina in questo caso, deve disporre di forze triple rispetto al difensore, in uomini e armi. Kiev è lontana dal soddisfare tale requisito minimo. Per esempio, può contare al massimo su 300-350 mila uomini in campo. La Russia ne ha quasi 500mila e altri 400mila di riserva. Kiev ha circa 200 aerei (parcheggiati in Polonia perché sul suolo ucraino non durerebbero a lungo), mentre Mosca ne ha 900 e un altro migliaio di riserva. La Russia fabbrica ogni giorno tante munizioni di artiglieria quante l’intera Europa ne può produrre in un mese. Bastano queste poche informazioni per capire che l’offensiva ucraina, a parte piccoli e momentanei successi, non può andare lontano. Così stando le cose, com’è possibile ipotizzare che i russi siano ricorsi a una mossa tanto autolesionistica e disperata come lo sfondamento della diga per fermare l’avanzata degli ucraini? È in sostanza una tesi assurda. Se ne evince che sarà vero il contrario.
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