Invertendo l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia. Una regola base della matematica che tutti abbiamo imparato dai primi anni di scuola. Ma se quando inverti i fattori, provi a taroccarne uno, è ovvio che il risultato finale sarà diverso. E magari quel risultato ti serve per dimostrare una verità che non esiste sulla quale pretendi di poggiare le tue scelte politiche. è quello che è successo al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, quando, a capo di una delegazione di governatori delle regioni del Bacino del Po, nei giorni scorsi si è recato a Bruxelles per convincere gli europarlamentari ad ammorbidire la proposta legislativa della Commissione Europea che abbasserà le soglie di tolleranza dei principali inquinanti atmosferici, sostenendo di aver già fatto abbastanza.
Fontana ha chiesto all’Ue di ammorbidire i vincoli. Ma i dati sull’inquinamento in Lombardia che giustificano la richiesta non quadrano
C’è chi, però, delle parole dell’esponente leghista non si è fidato e ha voluto fare, giusto per rimanere in ambito matematico, la prova del nove. Prendere i numeri che Fontana ha portato in Europa e verificarne l’esattezza: lo ha fatto Legambiente Lombardia con una puntuale operazione di fact checking per arrivare alla conclusione che “i conti non tornano”: non è vero, detto in estrema sintesi, che la Lombardia emette meno inquinanti della media Ue. Secondo Legambiente, infatti, Regione Lombardia usa un doppio stratagemma matematico per sostenere le proprie tesi: ha utilizzato come parametro le emissioni di PM, sorvolando sul fatto che oltre i due terzi dell’inquinamento da polveri non derivano dalle emissioni dirette, bensì dalle emissioni dei loro precursori gassosi, soprattutto gli ossidi di azoto e l’ammoniaca.
Inoltre, la Regione ha operato un confronto basato sulle emissioni pro-capite: dal momento che la Lombardia ha una densità di popolazione quattro volte superiore alla media europea, ha in pratica diviso per 4 il valore delle emissioni provenienti dal territorio lombardo. “L’uso del parametro pro-capite non sarebbe sbagliato, se usato per confrontare tra loro regioni con caratteristiche insediative simili alla Lombardia, come la Île-de-France, la Renania o i Paesi Bassi”, spiega il responsabile scientifico di Legambiente Lombardia, Damiano Di Simine. “Ma da un confronto come questo la Lombardia non uscirebbe bene, avendo emissioni ben più alte, ad esempio, di quelle dei Paesi Bassi”.
Per Legambiente la Regione Lombardia avrebbe usato un doppio stratagemma matematico a sostegno delle proprie tesi
Sul valore delle emissioni di inquinanti gassosi precursori delle polveri sottili, secondo il documento redatto da Legambiente, i dati della Lombardia sono addirittura mortificanti: la regione infatti fa segnare, per ogni chilometro quadrati del proprio territorio (montagne e laghi inclusi), emissioni di ossidi di azoto pari a 4,2 tonnellate, contro una media europea di 1,4 t, tre volte tanto. Oltre la metà delle emissioni di ossidi di azoto derivano da veicoli a motore diesel. Le cose vanno anche peggio sul fronte delle emissioni agricole: la Lombardia emette 3,8 tonnellate di ammoniaca per Km2, contro una media UE di 0,8 t, poco meno del quintuplo. Il territorio lombardo emette più ammoniaca perfino dei Paesi Bassi, lo stato europeo con la maggiore densità di allevamenti intensivi.
“Sul tema delle emissioni di fonte agricola e zootecnica la Lombardia non vuole invece nemmeno toccare palla”, dice la presidente di Legambiente Lombardia Barbara Meggetto, “purtroppo, non è così. L’ammoniaca è il principale precursore della formazione di particolato sottile, ragione per cui città come Cremona o Mantova, specialmente nei periodi di spandimento di liquami nei campi, hanno spesso valori di inquinamento da PM ben più alti del centro di Milano. Ben venga dunque l’aggiornamento della direttiva europea sulla qualità dell’aria”.