“Anche se la Cina avesse presentato il piano di pace perfetto, gli Usa avrebbero detto di no” mentre “per quanto riguarda il Vaticano, ovviamente non c’è una concorrenza con gli Usa, per cui non credo che ci siano pregiudiziali da parte americana”. A parlare così è Marco De Angelis, docente all’Università di Lüneburg, che è scettico sulla possibilità di arrivare a un cessate il fuoco in Ucraina.
Se ne parla da mesi della controffensiva ucraina che nei piani di Kiev e Washington porterà alla sconfitta di Mosca. Eppure è bastato un missile, sparato sulla diga di Kherson, per farla posticipare. Marco De Angelis, docente all’Università di Lüneburg, siamo davvero a un punto di svolta?
“Non penso che siamo a un punto di svolta né penso che ci sarà una controffensiva se non in forma di un suicidio di massa delle truppe ucraine e di qualche sparuto gruppo polacco che sembra li stia appoggiando. La disparità di forze tra la Russia e l’Ucraina è tale che una controffensiva, ammesso che ci siano le munizioni per farla, è destinata a fallire. La Nato non entrerà mai direttamente in guerra per ovvi motivi. Rischiare di scatenare una reazione nucleare a catena per l’Ucraina non può essere ritenuta un’opzione praticabile. La Nato fornisce armi, know-how, sicuramente qualche specialista, ma non entrerà mai direttamente in guerra. Ovviamente sperando che usino la ragione”.
Dopo il fallimento del piano di pace cinese, bloccato sul nascere da Biden, ora le speranze sono tutte sulla missione del Vaticano. Crede che gli Usa avranno da ridire anche nei confronti del nome di Papa Francesco?
“Era chiaro a prescindere che gli Usa non avrebbero mai accettato il piano cinese e conferito un ruolo strategico importantissimo alla potenza che è il loro primo avversario nel dominio del mondo. Anche se la Cina avesse presentato il piano di pace perfetto, gli Usa avrebbero detto di no. Per quanto riguarda il Vaticano, ovviamente non c’è una concorrenza con gli Usa, per cui non credo che ci siano pregiudiziali da parte americana. Piuttosto Zelensky ha chiaramente detto di persona al Papa di non aver bisogno della sua mediazione, per cui mi sembra anche strano questo viaggio a pochissimo tempo da quelle esternazioni. Forse si saranno detti qualcosa in privato che non è trapelato. Dobbiamo però capire che stiamo parlando di una possibile tregua, non certo della pace definitiva”.
E per arrivare a una pace stabile e duratura cosa dovremmo fare?
“Per questa ci sarà bisogno di un completo ripensamento geopolitico di quelle terre, della presenza della Nato, della ripresa dei rapporti economici tra la Russia e l’Ue, in particolare della Germania, del Nord Stream ecc. ecc. insomma del ripensamento di tutto ciò che gli Usa hanno volontariamente e appositamente distrutto usando l’Ucraina come mezzo. Il taglio del cordone ombelicale tra Russia e Ue (Germania) era il vero scopo della guerra e di tutto ciò che avvenne tra il 2014 e il 2022 in Donbass, allo scopo di forzare Putin a invadere l’Ucraina, creando il casus belli per le sanzioni e la distruzione del Nord Stream. Era tutto pianificato a Washington e noi europei ci siamo caduti con un’ingenuità impressionante”.
Intanto Bruxelles ha dato il via libera all’acquisto di armi con parte dei fondi del Pnrr. Ma così non viene tradita l’identità stessa dell’Unione europea?
“Una delle tragedie di questa guerra è la gravissima crisi in cui è caduta l’Unione Europea. I suoi dirigenti hanno mostrato il loro vero volto, che non è certo quello di Spinelli e degli altri autori del Manifesto di Ventotene. L’Unione europea, comunque vada la guerra, ne uscirà con le ossa rotte. Poi occorrerà ricostruirla, ma ci vorrà una nuova idealità, che si trova già nei libri e quindi in diversi studi sul senso filosofico dell’Europa, ma non ha ancora conquistato i cuori e le menti dei cittadini europei. Occorrerà lavorare alla formazione di uno spirito europeo, di una forte identità europea che potrà essere solo ancorata nei valori fondanti della filosofia cosmopolitica, almeno da Kant in poi”.
Meloni si conferma il più fedele alleato di Biden e ha già approvato il settimo decreto armi. Possibile che non riusciamo a cambiare marcia?
“L’Italietta non ha una marcia propria, il cambio è regolato negli Usa. Se al posto della Meloni ci fosse la Schlein, sarebbe precisamente la stessa cosa. Solo con Conte potremmo cercare di avere una politica diversa, ma solo cercare, non riuscirci, lo farebbero fuori prima. Moro docet”.
Sul campo la guerra sembra destinata a durare a lungo con Kiev che ha colpito più volte il suolo russo, superando una delle famose ‘linee rosse’, scatenando le proteste del Belgio in quanto sarebbero state impiegate armi da loro fornite a scopo difensivo. Lei si aspettava una simile violazione?
“Da parte dell’Ucraina c’è da aspettarsi purtroppo di tutto, sono alla disperazione e quindi non riconosceranno alcuna linea rossa. La questione è però un’altra: quanto durerà la pazienza di Putin? Per quanto tempo ancora riuscirà a far tacere le voci di chi nel suo entourage intende mettere la parola ‘fine’ alla guerra?”.