Passa alla Camera, blindato dall’ennesima fiducia – la numero 17 del governo Meloni – il decreto Pubblica amministrazione che sottrae alla Corte dei Conti il controllo sul Pnrr. Passa tra le polemiche delle opposizioni e le bugie del Governo. Nel giorno del via libera del decreto il ministro Raffaele Fitto, a cui la premier Giorgia Meloni ha affidato la regia del Piano e che ha voluto a tutti i costi limitare il perimetro di azione e di controllo delle toghe contabili, pubblica un lungo post sui social per spiegare che quello sulla Corte dei conti sarebbe addirittura “un dibattito surreale”.
Con la scusa di applicare il decreto Draghi sui controlli della Corte dei Conti ex post al Pnrr cancellano quelli in itinere del 2020
Fitto, ma è quello che vanno ripetendo in coro anche gli altri ministri (da Matteo Salvini a Luca Ciriani fino alla stessa Meloni), continua con lo scaricabarile e per giustificare i ritardi, che il governo di cui fa parte, ha accumulato sullo stato di attuazione del Recovery e per giustificare il bavaglio che intende mettere ai magistrati contabili. “Nessuna deriva autoritaria del Governo – scrive Fitto – riguardo la Corte dei conti: non vi è, infatti, nessuna limitazione dei controlli della magistratura contabile. Ha perfettamente ragione Giorgia Meloni nel sostenere che il nostro Governo, su questo aspetto, si muove in linea con il Governo Draghi”.
Ebbene, il ministro ci spiega che per i fondi del Piano la disciplina sul controllo della Corte è da rinvenirsi nel decreto Draghi n. 77 del 2021 che, senza richiamare mai il controllo concomitante, affida alla Corte il controllo sui fondi nella modalità del controllo successivo sulla gestione e non del controllo concomitante, con criteri di cooperazione e coordinamento con la Corte dei Conti europea.
“È questa – conclude Fitto – la legge che il Governo intende attuare e che implica anche che la Corte a Sezioni Riunite riferisca semestralmente al Parlamento sullo stato di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”. Ma le cose non stanno esattamente così. La verità è che il controllo sul Recovery plan è regolato da ben due decreti.
Il primo decreto, quello n.76/2020, che stabilisce sul Piano i controlli in itinere e il secondo, quello Draghi citato da Fitto, che fissa i controlli ex post. In realtà è vero che l’articolo 7, comma 7, del D.L. n. 77 del 2021 stabilisce che i magistrati contabili riferiscano almeno semestralmente al Parlamento sullo stato di attuazione del Pnrr, svolgendo in particolare valutazioni di economicità, efficienza ed efficacia circa l’acquisizione e l’impiego delle risorse finanziarie provenienti dai fondi di cui al Pnrr.
Ma è anche vero che in aggiunta a tale funzione, la Corte dei conti, in attuazione dell’art. 22, comma 2, del D.L. n. 76 del 2020, ha istituito il Collegio del controllo concomitante presso la Sezione centrale di controllo sulle amministrazioni dello Stato. L’obiettivo del controllo concomitante è quello di intervenire in itinere durante l’attuazione di un piano, programma o progetto, esercitando un’azione acceleratoria e propulsiva dell’azione amministrativa e assicurando, al contempo, il corretto impiego delle risorse rimesse alla gestione pubblica.
Solo che ora il governo Meloni ha deciso di cancellare quanto stabilito dal decreto 2020 sul controllo concomitante sul Pnrr e di rifarsi solo a quanto ha definito il governo precedente nel decreto 77 del 2021. Peccato che Mario Draghi non avesse minimamente accennato all’intenzione di sottrarre alla Corte il controllo in itinere sul Pnrr. Ma questo ministri e premier non lo dicono.
“Abbiamo fatto esattamente quello che hanno fatto Conte e Draghi. O erano distratti quando la stessa cosa veniva fatta da Draghi e Conte e loro erano al governo, oppure hanno cambiato idea. Detto questo, a me interessa spendere bene e spendere tutti le risorse del Pnrr e tutti gli organi dello Stato devono remare nella stessa direzione. Sarà importante il ruolo di controllo della Corte dei conti, così come gli altri organismi istituzionali. Non c’è alcun conflitto, si lavora bene e si tira dritto”, ha dichiarato Salvini.
Non ci stanno le opposizioni. “La Meloni non ha avuto il coraggio di dire la verità e questo la dice lunga sull’azione compiuta. C’è una sostanziale incapacità del governo a spendere le risorse legate al Pnrr come rilevato dalla Corte dei Conti. Per coprire questa incapacità cosa fanno? Eliminano il controllo della Corte dei Conti. Meloni dice che ha prorogato misure del governo Draghi? è una bugia. Hanno eliminato un controllo in corso d’opera della Corte dei Conti sui fondi Pnrr che può essere richiesto anche dalle commissioni parlamentari. In un colpo solo è stato messo il bavaglio a Corte dei Conti e Parlamento”, denuncia Vittoria Baldino, vicecapogruppo M5S a Montecitorio.
La pentastellata ricorda pure come nel 2021 proprio Fratelli d’Italia avesse presentato un disegno di legge per potenziare il controllo concomitante della Corte dei Conti per il Pnrr. Controllo concomitante che – dichiara l’eurodeputata del Pd, Irene Tinagli, presidente della commissione per i problemi economici e monetari a Bruxelles, non è ridondante rispetto a quello fatto dalla Ue.
“Spetta ai singoli Paesi con i loro sistemi di controllo, su cui certamente la Corte potrebbe agire in modo più capillare e preciso, verificare che non ci siano episodi di frode, di corruzione, di doppia spesa tra diversi fondi europei, come ha giustamente ricordato Paolo Gentiloni”(commissario Ue agli Affari economici, ndr)”. Ma il governo Meloni non da ora ha già manifestato intolleranza a qualsiasi forma di controllo. Che arrivi dalla Banca d’Italia o dall’Europa, dai giudici o persino dal Colle.