Non sarà solo una revisione, ma alcuni progetti del Pnrr verranno tagliati. Il governo Meloni arranca, i ritardi si accumulano e non basta – come si tenta di fare da Palazzo Chigi – addebitare le responsabilità al governo Draghi. L’esecutivo deve agire e consegnare al più presto alla Commissione europea il progetto di revisione del Piano.
Si devono decidere le modifiche da apportare, ma soprattutto i progetti da tagliare. Secondo quanto riporta la Repubblica, il governo sta valutando 120 misure che presentano elementi di debolezza. E che, quindi, rischiano di uscire dal Pnrr. Magari per finire su altri fondi, che hanno tempi più lunghi rispetto alla scadenza del 30 giugno 2026 prevista dall’Ue. Non si vuole rinunciare quindi, ma cambiare la destinazione dei fondi.
Per il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, bisogna spostare le risorse Ue sulla sostenibilità energetica, sulla tecnologia verde e digitale. Intervistato da Repubblica spiega che bisogna puntare sulle reti di distribuzione, sui gasdotti, sulle reti elettriche, sulla transizione energetica.
La rata a rischio e gli obiettivi da raggiungere entro fine giugno: dubbi sugli asili nido e le stazioni di rifornimento a idrogeno
Il primo problema da affrontare è la scadenza del 30 giugno: per la quarta rata, da 16 miliardi, ci sono 27 obiettivi da raggiungere. E alcuni sono già sotto l’attenzione del ministro che segue il dossier, Raffaele Fitto, così come di Bruxelles.
Due sono quelli pesanti su cui si rischiano dei tagli. Il primo riguarda gli appalti per gli asili nido, su cui il governo chiede tre mesi in più, rinviando da giugno al 30 settembre. E se i comuni dovessero ulteriormente ritardare si taglierebbero i finanziamenti. Poi ci sono le stazioni di rifornimento a idrogeno: i progetti potrebbero scendere da 40 a 35, oppure si potrebbe procedere con un nuovo bando
Pnrr, i ministeri in difficoltà: a rischio progetti per diversi miliardi di euro
I ministeri in difficoltà sono diversi, in primis Ambiente e Infrastrutture. Ma si registrano ritardi anche per la Cultura e l’Istruzione. Proprio in questi quattro dicasteri ci sono più progetti che rischiano di saltare.
Partiamo dalla riduzione del rischio idrogeologico, con 1,2 miliardi a rischio. Poi ci sono 600 milioni di euro per le reti fognarie e i sistemi di depurazione. Parliamo di progetti per cui pesano l’aumento dei costi, le difficoltà gestionali, la rimodulazione dei target e anche problemi di allineamento con le norme europee.
Le altre misure a rischio del Pnrr: possono saltare interventi per 17 miliardi di euro
Sono anche altre le misure che rischiano di saltare con la revisione del Pnrr, progetti ritenuti complicati da concludere entro la scadenza del 2026. Tra questi ci sono gli studios di Cinecittà, l’Alta velocità con l’Europa del Nord, il biometano, il Piano Italia 5G. Per tutti questi obiettivi i ritardi sono già pesanti e a rischio ci sarebbero circa 17 miliardi di euro.