Il conflitto si allarga, la guerra si sposta oltre il confine ucraino e raggiunge il territorio russo. Su due diversi fronti. Da una parte nella regione di Belgorod, dove i partigiani filo-ucraini stanno attaccando e i civili sono in fuga dalle città di confine. Dall’altra parte, Mosca spiega di aver respinto un’offensiva su larga scala delle forze ucraine a Donetsk, nelle zone annesse dalla Russia.
La controffensiva ucraina, annunciata da settimane, sta diventando concreta, con la speranza di Kiev di recuperare il territorio perso con l’offensiva russa iniziata ormai quasi un anno e mezzo fa. A questo si aggiungono le azioni dei combattenti russi che parteggiano per l’Ucraina, che hanno seminato il panico nella regione di Belgorod, con scontri nel villaggio di Novaya Tavolzhanka, tra i più grandi del distretto di Shebekino.
Mosca annuncia di aver sventato un’operazione ucraina su vasta scala nella regione di Donetsk
Dal Cremlino viene comunicato che è stata respinta un’offensiva su larga scala delle forze ucraine nella zona di Donetsk, annessa a Mosca. L’esercito di Kiev aveva detto, recentemente, che non ci sarebbe stato alcun annuncio sull’inizio delle manovre e della nuova fase della guerra.
Secondo il ministero della Difesa russo, sarebbe stata lanciata un’offensiva ucraina in cinque settori del fronte, coinvolgendo in totale sei battaglioni meccanizzati e due di carri armati ucraini. L’operazione, spiega ancora Mosca, non avrebbe avuto successo. La zona in cui è avvenuta sono sotto il controllo dei separatisti filo-russi dal 2014.
Guerra, il nuovo fronte nella regione di Belgorod: tra offensive e scontri, i civili in fuga anche in Russia
Che la guerra sia entrata in una nuova fase, con un allargamento al territorio russo, è evidente anche per quanto avvenuto nella regione di Belgorod. Sempre il Cremlino afferma di aver respinto l’incursione di sabotatori ucraini, che avrebbero tentato di attraverso il fiume vicino all’insediamento del villaggio di Novaya Tavolzhanka.
Nella giornata di domenica, però, alcune unità filo-ucraine sono riuscite a entrare nella regione, secondo quanto denunciato dal governatore della regione russa Vyacheslav Gladkov. Che ha chiesto ai civili della zona di lasciare le case e mettersi al sicuro, dando vita a una vera e propria fuga di oltre 4mila persone, portate nei rifugi.
Nella giornata del 4 giugno nella Regione si sono registrati scontri con le operazioni portate avanti dai partigiani della Legione della Libertà della Russia e del Corpo dei Volontari Russi: sono stati presi in ostaggio alcuni militari russi, con la richiesta di utilizzarli come moneta di scambio per avere un incontro con il governatore della regione russa.
I miliziani hanno fatto sapere, attraverso un messaggio su Telegram, di essere disposti a consegnare i prigionieri in caso di un incontro con il governatore, anche di pochi minuti e disarmati. Il governatore ha accettato in un primo momento l’incontro, che però alla fine è saltato.
Il sostegno dell’Ucraina ai partigiani in Russia e l’uso di armi europee con le richieste di chiarimento a Kiev
L’Ucraina nega di dare sostegno diretto al gruppo dei partigiani anti-russi, ma sicuramente trae vantaggio da queste operazioni perché il Cremlino è costretto a spostare soldati dall’Ucraina al fronte di Belgorod. Il consigliere del presidente ucraino, Mykhailo Podolyak, ha scritto che questi eventi devono essere interpretati come “il futuro della Russia”, tanto da parlare di “fine dell’era della stabilità di Putin”.
Secondo quanto ha riportato il Washington Post, i combattenti russi che attaccano Mosca già nella scorsa settimana avrebbero portato avanti un’offensiva nella regione russa usando quattro veicoli tattici forniti all’Ucraina dagli Stati Uniti e dalla Polonia.
Ma non solo, perché i partigiani avrebbero utilizzato, in territorio russo, anche armi prodotte da un’azienda nazionale belga. Proprio il Belgio, attraverso il suo governo, ha detto che chiederà chiarimenti a Kiev. Intanto, secondo il Cremlino, l’Ucraina ha chiesto a Francia e Germania dei missili con gittata superiore ai 500 chilometri, per una nuova fase della guerra che sembra spostare anche gli equilibri in campo.