Nessuna intercettazione a carico di esponenti politici e giornalisti è stata autorizzata senza il via libera della magistratura, assicura il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Eppure non basta: la notizia emersa dal libro di Luigi Bisignani e Paolo Madron ‘I potenti al tempo di Giorgia’ sulle intercettazioni preventive di diversi esponenti ha bisogno di qualche approfondimento.
Non a caso, lo stesso Mantovano riferirà al Copasir sulla vicenda: proprio lui, infatti, parla di uno scenario che, se confermato, sarebbe gravissimo e che deve essere evitato. Per il momento sulla notizia si hanno poche informazioni: non si sa chi sono le persone che, nel corso degli ultimi dieci anni, sarebbero state intercettate. Né si sa quanti siano, in realtà.
I vertici dell’intelligence ridimensionano i numeri, negando che si tratti di cifre a due zeri. Secondo quanto riporta il Fatto Quotidiano, invece, sarebbero circa 300 le nuove intercettazioni attivabili ogni anno. Non da questo governo, ha assicurato Mantovano che spiega di non aver mai dato il via libera.
Chi sono gli intercettati: perché si parla anche di manager e banche
Secondo quanto scrive ancora il Fatto, tra gli intercettati non ci sarebbero tanto giornalisti e politici, quanto figure legate al mondo dell’alta economia: consulenti, manager, dirigenti delle banche d’affari. In effetti, secondo quanto prevede una legge del 2012, questo tipo di intercettazioni preventive – quindi riguardanti persone non indagate – possono essere utilizzate dai servizi per raccogliere informazioni per tutelare la sicurezza nazionale dalle minacce economiche nei settori considerati strategici all’estero.
Come funzionano le intercettazioni preventive, chi le deve autorizzare e cosa è cambiato dal 2012
Queste intercettazioni devono essere approvate dall’autorità delegata, che oggi è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. Poi devono essere autorizzate anche dal procuratore generale della Corte di Appello di Roma.
Mantovano ha garantito di non aver mai autorizzato alcuna forma di intercettazione a carico di esponenti politici o giornalisti senza la precedente autorizzazione della magistratura. In ogni caso nei prossimi giorni sarà sentito dal Copasir proprio per chiarire la vicenda e per capire se i dubbi paventati da Matteo Renzi, che parla di autorizzazioni a strascico per intercettare giornalisti e politici, siano fondati.
Per quanto riguarda le intercettazioni, le regole sono cambiate dal 2012. Prima i servizi dovevano chiedere l’autorizzazione al procuratore generale competente per territorio. Poi il governo Monti ha stabilito che fosse tutto accentrato nelle mani del solo procuratore generale della Corte di Roma. Proprio da allora il numero di intercettazioni sarebbe aumentato fino ad arrivare alle 300-400 di cui si parla in questi giorni. E su cui la discussione si riaprirà al Copasir.