È da ottobre che si parla di controffensiva ucraina a primavera. Ma la primavera è quasi finita e non s’è visto niente.
Paco Ruberti
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Gentile lettore, non s’è visto e forse non si vedrà niente. Le scene dei guerrieri ucraini che, roteando sciabole tra le fiamme, avrebbero fatto a pezzi le orde russe, erano balle hollywoodiane per indurre i Paesi occidentali a fornire altre armi e soldi a Kiev. E infatti Kiev ora comincia a balbettare. Alcuni, tra cui Mykhaylo Podoloyak, consigliere del presidente Zelensky, dicono che la controffensiva è già cominciata ma i dettagli sono segreti. Altri, incluso Zelensky, dicono che i piani d’attacco non sono ancora pronti. A orecchio, non sanno che pesci pigliare. Penso che presto o tardi saranno costretti, per soddisfare le attese degli alleati, a tentare un’azione massiccia, ma l’esito è già scritto: a parte forse qualche successo tattico di breve durata, gli attaccanti saranno spazzati via dai russi, che poi contrattaccheranno. Una carneficina. Secondo Scott Ritter, ex ufficiale dell’intelligence Usa, la data dell’offensiva ucraina è “probabilmente mai”. Perché Kiev non ne ha le forze. I 30mila soldati addestrati dalla Nato nei mesi scorsi si aggiungeranno ai circa 300mila già sul campo, ma Mosca dispone adesso di 700mila uomini, ha elaborato sistemi elettronici che acciecano i razzi Himars americani, ha la netta superiorità aerea e ha allestito potenti difese sul terreno. L’impresa ucraina è disperata. Per questo Kiev cerca di deviare l’attenzione con sortite fantasiose come quelle del gruppo dei sedicenti “ribelli russi” infiltratisi oltreconfine. Ma sono inutili diversivi.
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