Prima è stata la Commissione europea ad avvertirci dei rischi di crescenti ritardi nell’attuazione del Pnrr, ieri è intervenuto il Fondo monetario internazionale a metterci in guardia dalle ricadute negative che lo stallo sui fondi europei potrebbe comportare. “La piena e tempestiva attuazione del Pnrr dell’Italia è necessaria per aumentare la produttività e stimolare la crescita potenziale” in Italia, dichiara il Fmi. Secondo i tecnici di Washington, le riforme del Pnrr “sono mirate a colmare numerose carenze che frenano la produttività e dovrebbero essere attuate pienamente e tempestivamente”.
Il Fondo monetario internazionale bastona l’Italia su debito pubblico e ritardi del Pnrr
Lo stallo, conclude il Fmi, nei progressi dell’implementazione del Pnrr potrebbe indebolire le prospettive future di produttività. E al Fondo monetario internazionale che ci richiama pure all’ordine sull’impegno di riduzione del debito replica il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. “Lo stiamo riducendo”, assicura il numero uno di via XX Settembre. Mentre sul Mes Giorgetti replica all’Europa, garantendo che il governo non sta usando il freno alla ratifica come arma di “ricatto”. Ma è un fatto che l’Italia sia l’unico paese Ue a non averla ancora votata mentre presenta a Bruxelles una serie di desiderata sulla riforma del Patto di stabilità e chiede “flessibilità” sull’utilizzo dei fondi e sul Pnrr.
A certificare lo stallo sul Pnrr sono stati ancora una volta i magistrati contabili. Nei primi quattro mesi dell’anno – ha spiegato la Corte dei Conti nel Rapporto 2023 sul coordinamento della finanza pubblica – le spese sostenute si fermano a 1,155 miliardi sui 33,8 programmati entro dicembre. A fine 2022 i 24,5 miliardi di spesa sostenuta dalle amministrazioni centrali titolari di misure del Pnrr “testimoniavano un avanzamento del 12,8%”; considerando anche il progresso dei primi mesi di quest’anno, “il tasso sale al 13,4%”.
Se le prime 3 missioni (digitalizzazione, transizione energetica e infrastrutture), “evidenziano progressi più ampi, tutti superiori al 16%”, le missioni 4 e 5 (legate all’istruzione e all’inclusione) presentano tassi di avanzamento vicini al 5%, mentre la 6 in tema di salute non raggiunge neanche la soglia dell’1%. Una situazione allarmante considerato anche che, come indicano sempre i magistrati contabili, i bilanci delle Regioni per la Sanità sono “in netto peggioramento”, con un rosso in crescita che nel 2022 è arrivato a 1,4 miliardi.
Fitto liquida tutto come “isteria”
Ebbene, di fronte ai richiami che arrivano dall’esecutivo comunitario e dal Fmi, davanti ai ritardi evidenti accumulati e certificati, il ministro Raffaele Fitto, a cui la premier Giorgia Meloni ha affidato la regia del Piano, pensa bene di buttarla in caciara e derubricare il tutto a semplice “isteria”. Sul Pnrr è in corso “un dibattito che spesso appare un po’ troppo isterico”, dichiara Fitto che parla anche di polemiche politiche surreali. Per esempio “nel dibattito italiano si fa la corsa a prendersi i meriti per le risorse concesse all’Italia, “ma non ci sono meriti né medaglie da appuntarsi” perché, dice, i criteri erano oggettivi.
Eppure il suo collega Adolfo Urso ha spiegato che le responsabilità sul Pnrr sono da addebitare ai governi precedenti quando “vennero richieste risorse a debito senza progetto, poi i progetti uno accatastato sull’altro, alcuni dei quali bocciati”. “Ogni domanda apre un dibattito che non serve a nulla”, prosegue Fitto rispondendo a chi gli chiedeva conto dei rischi legati ai ritardi. “Il Governo sta lavorando, ed è un lavoro serio”, sottolinea, rinviando ogni ulteriore valutazione “alla relazione semestrale”.
Come al solito di rinvio in rinvio. La deadline per presentare le modifiche al piano è quella del 31 agosto. La Commissione europea ha fatto capire che sarebbe bene che arrivassero prima di quella data per aprire al più presto la trattativa. Ma i ministeri sono in notevole ritardo con la presentazione della mappatura dei progetti in capo a loro. Ed ecco che Fitto dichiara di volersi prendere tutto il tempo a sua disposizione. “Abbiamo il termine regolamentare europeo che è il 31 agosto”, ricorda.