Che fosse guerra aperta era in realtà chiaro da tempo. Ora al di là delle parole ci sono anche i fatti. Il decreto c’è e prevede una multa fino a 60mila euro per chi imbratta o danneggia monumenti e opere d’arte. A comunicarlo è stato direttamente il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano intervenendo in Aula ieri durante il Question Time: “Abbiamo approvato, nel Cdm dell’11 aprile scorso, una norma che punta a far pagare ai responsabili di questi atti, prescindendo dal dato penale, immediatamente con una sanzione pecuniaria fino a 60 mila euro comminata dal prefetto, immediatamente, per far pagare i costi necessari per il ripristino dei luoghi”.
Pugno di ferro del ministro Sangiuliano contro le azioni di protesta di Ultima Generazione. Ma sugli sprechi della politica tutto tace
Alla Camera Sangiuliano è dunque irreprensibile nei confronti degli esponenti di Ultima generazione e delle altre associazioni per il clima che manifestano sporcando i beni culturali del Paese: “Chi attacca i monumenti, attacca il volto della patria. Ambiente è non solo fiumi, laghi, mare e montagne, ma anche tutto ciò che il genio umano ha prodotto in secoli di storia. L’attacco ai monumenti è un attacco allo stesso ambiente che si presume voler tutelare”.
Dopotutto il discorso del ministro è irreprensibile. Nonostante sia fuor di dubbio che la ragione delle proteste dei ragazzi di Ultima generazione è assolutamente condivisibile, resta il fatto che imbrattare rovina. E ripulire ha dei costi per la collettività: “Fino ad oggi i costi sono stati sostenuti dalla collettività. Il ripristino della facciata del Senato è costato 40mila euro, più o meno la stessa cifra è costato l’intervento su Palazzo Vecchio. Nel caso della statua di Vittorio Emanuele a Milano si è dovuto procedere a una gara d’appalto del costo di 200mila euro. Già siamo a una cifra considerevole che al momento è sostenuta dai cittadini contribuenti”.
C’è un dato, infatti, su cui non si può transigere: i materiali utilizzati per i blitz, seppure lavabili o di origine naturale, sono tutt’altro che innocui per le opere d’arte. “Sfatiamo un mito. È stato detto che vengono usati materiali vegetali, che questi materiali non danneggiano in permanenza l’opera. Questo è tutto da verificare, perché ho affidato a una commissione esperta interna del ministero uno studio in proposito. Ma già le prime risultanze mi dicono che alcuni marmi sono porosi e quindi ciò che viene gettato resta nelle strutture”.
Se fin qui è tutto chiaro c’è un fatto altrettanto lapalissiano: non si può pensare che lo stato – in alcuni casi – comatoso del mondo dei beni culturali italiano, dipenda solo dai ragazzi di Ultima generazione. In realtà ci portiamo alle spalle anni e anni di soldi buttati, spesi male (o non spesi) e degrado e abbandono di alcuni siti monumentali o archeologici. A riguardo è esemplificativo l’articolo di ieri di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, da cui si evince come la preoccupazione di gran parte degli assessorati regionali in giro per l’Italia siano sagre e folklore piuttosto che la cura dei monumenti che intanto soffrono. Dagli “sbronzi di Riace” alla Festa del radicchio rosso, si guarda più al folclore che alla salvaguardia dei tesori. Il nostro patrimonio è trascurato, dunque. E la colpa non è dei ragazzi, ma delle Regioni, governate in gran parte proprio dalla destra.