Dopo settimane di polemiche inenarrabili sul fronte Cda con la norma anti-Lissner (il soprintendente del Teatro San Carlo, mandato pensione per liberare il posto a Carlo Fuortes), le dimissioni proprio dell’ex Ad e la nomina prima di Roberto Sergio e dunque di Giampaolo Rossi, finalmente siamo arrivati al “grande giorno”. Stamattina, infatti, il Consiglio di amministrazione di Viale Mazzini ha ufficializzato le nomine dei nuovi direttori di genere e di testata della Rai. Con un’occupazione pesante da parte della destra, Fratelli d’Italia e Lega in testa. Sia chiaro: non che questa cosa debba sorprendere. Accade sempre così ad ogni cambio di governo e, finché la Rai resterà appannaggio dei partiti, accadrà anche negli anni prossimi.
Via libera del Cda alle nomine dei direttori di testata e genere. Al Pd resta il presidio del Tg3 con l’intramontabile Orfeo
Come era stato già anticipato, Gian Marco Chiocci (nella foto) andrà al Tg1 come voluto fortemente dalla stessa Giorgia Meloni. In questo caso a restare a bocca “asciutta” è Nicola Rao, l’attuale direttore del Tg2 che aspirava al telegiornale della prima rete e invece, salvo sorprese, andrà alla direzione Comunicazione. E proprio al Tg2 andrà, invece, Antonio Preziosi, in quota Forza Italia. Francesco Pionati al Gr Radio, Giuseppe Carboni a Rai Parlamento, unico presidio del Movimento cinque stelle che farà il paio con la direzione di Mario Orfeo (quota Pd) che resta al Tg3. Jacopo Volpi a Rai Sport.
I voti favorevoli, sufficienti per il via libera, sono stati quelli dell’Ad Sergio, Simona Agnes e Igor De Biasio. Contrari sono stati, invece, i voti della presidente Marinella Soldi, della consigliera Francesca Bria e del consigliere Riccardo Laganà. Si è astenuto Alessandro Di Majo.
La Lega invece mantiene un altro posto molto ambito, quello delle direzioni regionali con Alessandro Casarin. Le cose non cambiano spostandosi ai generi, dove a dominare è ancora una volta il duo Fratelli d’Italia – Lega. In quota Meloni, infatti, ci sono Angelo Mellone, prossimo direttore del Day Time, e Paolo Corsini (nome fortemente caldeggiato dal ministro Gennaro Sangiuliano) agli Approfondimenti; in quota Salvini, invece, Marcello Ciannamea che prende il posto di Stefano Coletta al Prime time, e Fabrizio Zappi che resta alla direzione Documentari.
Nomi, questi, che in realtà godono anche del placet del personale interno. Parliamo, infatti, di uomini d’azienda che hanno fatto bene negli anni: da chi come Zappi ha già portato avanti la sezione Documentari con prodotti che hanno riscosso un discreto successo, soprattutto sul fronte dei racconti d’autore Rai per celebrare anniversari rimasti scolpiti nella memoria degli italiani (l’ultimo caso è stato il bel lavoro fatto su Massimo Troisi); fino a chi come Corsini e Mellone, da vicedirettori, hanno raggiunto importanti risultati in termini di ascolti e share con i loro programmi. Ma non è finita qui.
I 5 Stelle alla fine dovrebbero spuntare un’altra importante direzione, quella di Cinema e Serie Tv che andrà ad Adriano de Maio, mentre al Pd resteranno le direzioni Cultura (Silvia Calandrelli), Kids (Luca Milano), Fiction (Maria Pia Ammirati) e Digitale (Elena Capparelli). Insomma, ancora una volta una divisione plastica delle direzioni che riflette il peso politico di ogni partito.
Una volta stilate le nomine dei direttori, si entrerà nel vivo di un’altra partita agguerritissima: quella dei conduttori. Se per alcuni il posto è certo, come nel caso di Pino Insegno che dovrebbe prendere il posto di Flavio Insinna all’Eredità, la lista è molto più lunga. Ambiscono a un programma anche Nunzia De Girolamo, Monica Setta, Rossella Brescia, Luca Barbareschi, Enrico Ruggieri. Basterà attendere per vedere dove andranno. E al posto di chi.