La tragedia che si è abbattuta sull’Emilia-Romagna avrebbe dovuto unire la politica e mettere a tacere le voci – troppe volte sguaiate – di chi nel sottobosco di firme e commentatori cerca in una sorta di caccia alle streghe il colpevole da bruciare sul rogo dei talk e dei giornali. Così le immagini dei giovani e non più giovani che rimboccandosi le maniche aiutano le terre colpite dall’alluvione a ripartire vengono contrapposte a quelle del collettivo di Ultima Generazione che se ne va a imbrattare qua e là il patrimonio monumentale italiano, o a offendere le istituzioni con nudità esposte al fine di attirare l’attenzione.
Nel mirino le battaglie di Ultima Generazione. E tutti zitti sul prezzo di smog e alluvioni
Com’è successo con le due militanti i cui corpi ricoperti di fango davanti Palazzo Madama si agitavano in segno di protesta fino all’intervento dei Carabinieri. In realtà, tra queste due vicende non esiste contrapposizione, come taluni vorrebbero strumentalmente lasciar intendere, ma sono due lati di una stessa medaglia. Mentre gli attivisti, nel legittimo uso della disobbedienza civile richiamano la politica all’urgenza di misure a difesa dell’ambiente (intervenendo dunque sulle cause), gli altri in Emilia gestiscono operativamente i danni prodotti dal cambiamento climatico (gestendo dunque le conseguenze).
Molti diritti hanno trovato riconoscimento e tutela grazie a proteste non violente, basti ricordare l’arresto di Emma Bonino che con le sue disobbedienti azioni finalizzate alla legalizzazione dell’aborto. Come nel caso della Bonino, le sanzioni sono messe in conto dal collettivo di Ultima Generazione, ma costituiscono il male minore rispetto alla battaglia per misure necessarie a contenere i danni all’ambiente. Ora non scendiamo nel dettaglio di queste misure, ma fermiamoci al metodo utilizzato e la delegittimazione che di questo viene fatta sulla base dell’argomentazione: “i costi delle loro proteste ricadono sulla collettività, danneggiano il patrimonio”.
E qui nasce la domanda: l’inquinamento non danneggia forse le nostre città? Tutti fanno finta di non sapere quanto le piogge acide e le polveri siano erosive, per non parlare dei costosi interventi finanziati dalle nostre amministrazioni per riparare i danni dello smog al nostro patrimonio monumentale, di cui tutti oggi si fanno custodi pur di denigrare la serietà delle tematiche ambientali. Il decreto Ronchi prevede che chi inquina paghi e rimedi al danno, ma ciò non avviene con le grandi industrie che indisturbatamente agiscono a detrimento dell’ambiente.
Togliere finanziamenti pubblici alle compagnie che lucrano su metano, carbone e petrolio e mettere quei soldi sull’efficientamento energetico, sulla manutenzione della rete idrica e su altre azioni che renderebbero socialmente sostenibile la transizione ecologica sarebbe l’azione che una politica seria dovrebbe promuovere. Purtroppo, invece, molti guardano il dito anziché la luna e urlando contro Ultima Generazione non vedono l’enormità del disastro ambientale che concorriamo a generare anche nelle urne elettorali, quando scegliamo forze politiche che mettono la transizione ecologica in coda alle loro priorità, o che la trattano come se fosse un vezzo borghese.