Da Brancaccio a Porta nuova, a Palermo il redditizio business della droga non conosce stop. Questo quanto emerge dall’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo a carico di 17 indagati. Tutte loro, a vario titolo, sono ritenute responsabili di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, nonché di vendita e cessione di sostanza stupefacente.
L’operazione, denominata ‘Bag’, nasce come costola di un’altra indagine avviata nel 2018 e conclusa nel 2020 con cui è stata fatta luce su un contesto criminale specializzato nel traffico di sostanze stupefacenti. Una banda risultata particolarmente attivo nell’area mandamentale di Brancaccio, ossia una storica enclave di Cosa nostra.
L’inchiesta a Palermo nel feudo di Cosa nostra
Durante le investigazioni, in cui non sono mancate intercettazione e pedinamenti, si delineava l’operatività di un’associazione che operava trasversalmente sul territorio cittadino ed in provincia. Una banda impegnata nella ricerca di più fonti di approvvigionamento di hashish e cocaina, anche con canali di acquisto calabresi, oltre che una costante attività di cessione di stupefacenti.
Nella programmazione dei ruoli è emerso che alcuni dei componenti erano attivi sul fronte dell’approvvigionamento, mentre altri si occupavano dello smercio al dettaglio.
In effetti come ha illustrato il Giudice per le Indagini Preliminari nel corpo del provvedimento restrittivo il vincolo che legava alcuni associati era analogo a quello di una società consortile con un programma criminale condiviso e temporalmente indeterminato con forniture reiterate e stabili, anche in via di esclusività e con prezzi di favore.
Le violenze shock a Palermo
Le indagini hanno anche svelato il carattere violento di alcuni componenti del gruppo criminale. Nel corso dell’inchiesta è stato accertato un violento episodio avvenuto a Carini. Qui un sodale, pressato nel riscuotere somme di denaro che erano urgentemente destinate ai fornitori calabresi, incontrava per strada un suo debitore.
Deciso a rientrare del denaro e armato di una ‘cazzottiera’, picchiava violentemente il debitore. Una brutale aggressione consumata alla presenza di un bambino che assisteva inerme al macabro spettacolo.