Sin dal suo insediamento il ministro della Giustizia Carlo Nordio era stato fin troppo chiaro. Particolare attenzione, ha detto sin da subito, sarebbe stata rivolta all’edilizia penitenziaria, indispensabile “per proseguire nell’opera di modernizzazione e di umanizzazione”. Insomma, più carceri o, per quelle già esistenti, lavori per consentire situazioni più vivibili evitando così da una parte il sovraffollamento e dall’altra – conseguenza del primo – episodi di violenze e rivolte. D’altronde le sue prime visite da ministro andavano proprio in questa direzione: prima Regina Coeli, dunque Poggioreale.
“Abbiamo preso atto del grande lavoro che è stato fatto e che sarà potenziato da noi per migliorare le condizioni di vita dell’amministrazione penitenziaria e dei detenuti”, aveva finanche dichiarato Nordio all’uscita del carcere romano. L’aveva dopotutto detto lui stesso: le sue prime visite “devono essere un messaggio significativo di estrema attenzione al mondo penitenziario”.
L’episodio di Avellino
Un cambio di passo importante, dunque, da parte di un uomo che ha una lunga e autorevole storia alle spalle. Peccato, però, che i fatti dicano altro. Le ultime notizie di cronaca, come noto, arrivano dal carcere di Avellino, dove due giorni fa un’intera ala è stata tenuta per alcune ore sotto il controllo dei detenuti che, armati di mazze e di olio bollente hanno minacciato gli agenti: circa 50 quelli che hanno avviato la rivolta in tarda mattinata, scatenando il panico all’interno della struttura circondariale, dove a fronteggiarli c’erano appena 20 agenti del Dap.
Dopo 24 ore, altro allarme: ieri infatti un detenuto ha colpito con una testata un agente di Polizia penitenziaria fratturandogli il naso. A quanto pare – almeno a leggere questi drammatici episodi di cronaca – non c’è proprio un atteggiamento che pare mostrare una “priorità”. Anche perché di comportamenti e situazioni tendenti alla “umanizzazione” pare ci sia ben poco.
Contro il sovraffollamento solo annunci
Il punto, a quanto pare, è che non c’è stato un gran da farsi da parte del ministero della Giustizia e del governo tutto sul fronte dell’edilizia carceraria e più in generale della sicurezza nelle carceri. Di fatto il ministro Nordio è stato preso maggiormente da provvedimenti che le opposizioni hanno ribattezzato come nuove “leggi bavaglio”.
Nel corso dei sei mesi di governo, l’attenzione è stata rivolta al contrasto alla legge Severino. E poi lo stop al processo d’appello per il pm sconfitto. La super stretta sulle intercettazioni. Gli atti segreti fino al processo. E ancora: tre giudici per il via libera all’arresto. Tutti provvedimenti applauditi – e ci mancherebbe – di cuore non solo dalla maggioranza ma anche da gran parte degli esponenti del Terzo Polo. E sull’edilizia carceraria? Su quella che lo stesso Nordio aveva definito una priorità? Tanti annunci e poche azioni concrete.
Ancora ieri dopotutto Nordio ribadiva che le carceri sono “una priorità assoluta per il governo”. Ma continua a non capirsi in che senso dato che poi le azioni stanno a zero. Così d’altronde ha sottolineato anche Orlando Scocca, Fp Cgil Campania per la Polizia penitenziaria. “Il Capo Dap Giovanni Russo esca dal suo torpore e si rechi immediatamente ad Avellino”, ha detto invitando poi la presidente del Consiglio Giogia Meloni ad accertarsi “se abbiamo ancora un Ministro della Giustizia oppure se Carlo Nordio è già in ferie”.