In una città blindata, presidiata da migliaia di agenti di polizia, si apre oggi – i lavori dureranno fino a domenica – il summit del G7 di Hiroshima. Dopo la visita al luogo più simbolico della città – il Museo memoriale della pace – i leader delle sette economie più sviluppate del Pianeta si trasferiranno a Motojinamachi, l’isola dove c’è il panoramico Grand Prince Hotel, il cuore di tutte le riunioni e le discussioni del vertice. Le sanzioni alla Russia e il contenimento della Cina sono in cima all’agenda.
I temi del G7
Allo studio c’è un ventaglio di misure pronte a colpire le entrate russe, dalla stretta sui diamanti, sull’uranio e sull’oro fino alle contromisure per evitare che le sanzioni siano aggirate. Sicuramente i sette grandi riconfermeranno il “pieno supporto” all’Ucraina e discuteranno l’idea di un vertice internazionale di pace come un modo per gettare le basi per superare l’attuale stallo.
In giornata si erano sparse voci su una possibile presenza di Volodymyr Zelensky a Hiroshima che in un primo momento sono state smentite dal premier nipponico Fumio Kishida, ma che poi sono state confermate questa mattina. L’incontro in presenza, secondo quanto si apprende, avverrà in occasione della sessione dei lavori di domenica. L’altro dossier è il contenimento della Cina. Sul punto, la presidenza nipponica di turno si è spesa molto sulla necessità di ribadire “l’importanza della pace e della stabilità nello Stretto di Taiwan”.
“Esortiamo il G7 al rispetto dei documenti politici sulle relazioni bilaterali con la Cina, a rispettare il principio dell’Unica Cina, a sospendere le connivenze e il sostegno alle forze di indipendenza di Taiwan”, ha avvertito il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin, secondo cui “a giocare con il fuoco si rischia di restare bruciati”. Il contenimento però non si limiterà solo ai toni della dichiarazione finale, perché il proposito dei leader del G7 è definire un percorso che tuteli la sicurezza economica e limiti la coercizione economica della Cina.
La leadership comunista, per altro verso, ha piazzato le sue contromisure per evitare che il G7 monopolizzasse l’attenzione con Pechino nel mirino. Il rappresentante speciale per l’Ucraina Li Hui è stato inviato a Kiev dal presidente Xi Jinping a smentire il disimpegno di Pechino sulla crisi. Non solo.
Il controvertice cinese in risposta al G7
La Cina ha organizzato un inedito summit con cinque Paesi dell’Asia centrale ex sovietici, una sorta di controvertice rispetto al G7 voluto fortemente da Xi Jinping nella storica città settentrionale di Xi’an, punto di partenza dell’antica Via della Seta. L’iniziativa cinese ha coinvolto i leader di Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan e Turkmenistan, tutte quante parte di una regione storicamente sotto influenza russa e finita inevitabilmente sotto pressione dopo l’invasione di Mosca ai danni dell’Ucraina.
Negli sforzi per consolidare la sua influenza nell’area ricca di materie prime, tra gas e petrolio, Pechino ha rimarcato la forte interconnessione delle relazioni destinate a rafforzarsi ulteriormente. A partire dalle infrastrutture e dall’interscambio commerciale, che ha raggiunto i 70 miliardi di dollari nel 2022 e che ha segnato un’ulteriore crescita del 22% nel primo trimestre del 2023.
L’Asia Centrale è diventata la chiave di volta per la Belt and Road Initiative. Oggi è attesa la chiusura dei lavori, un evento stampa a cui dovrebbero partecipare i sei presidenti e la diffusione di un comunicato congiunto, a segnalare ai Sette Grandi riuniti in Giappone che Pechino non è isolata.
I dubbi di Giorgia
A Hiroshima Giorgia Meloni arriva per prima. E si prepara al debutto tra i 7 grandi con un bilaterale con il padrone di casa, Kishida, da cui riceverà il testimone della guida del G7. Promozione di una “cooperazione concreta come partner strategici”, ma anche difesa “dell’ordine internazionale libero e aperto basato sullo stato di diritto”, oltre alla “incrollabile solidarietà” all’Ucraina, sono i temi al centro del colloquio “durato circa 60 minuti” tra Kishida e Meloni, secondo quanto riferisce una nota di Tokyo.
Ora si continua a spingere sulla cooperazione, dal nuovo caccia Tempest (che l’Italia sta sviluppando insieme a Giappone e Gran Bretagna) ai semiconduttori, su cui l’Italia, ha garantito la premier, è pronta a collaborare. Quello con Kishida è il primo bilaterale ma non si escludono, nei prossimi giorni, altri faccia a faccia. Al tavolo Meloni si troverà con Emmanuel Macron, che ha tentato la mossa del disgelo a Reykjavik mentre i suoi ministri continuano a condannare il governo italiano per la politica migratoria.
Ma anche con Joe Biden, con cui a Bali Meloni ebbe un primo incontro bilaterale. I rapporti con Pechino, sottolineano fonti italiane, saranno sì al centro del summit ma proprio per gli equilibri nell’Indopacifico. Non sfugge che la decisione italiana sulla Belt and Road Iniziative è di grande interesse per gli alleati, dato che l’Italia è l’unica tra i big ad avere sottoscritto (nel 2019) il Memorandum con la Cina. Sulla possibilità di abbandonare entro la fine dell’anno la nuova Via della Seta “c’è un’attenta riflessione ma non c’è ancora una decisione”, dice in Parlamento nelle stesse ore il sottosegretario agli Esteri Giorgio Silli.
La questione è importante ma non ci sarebbe urgenza immediata (per uscirne o meno c’è tempo fino al 22 dicembre, ha ricordato sempre Silli) e si tratta di un dossier sul quale eventuali decisioni saranno prese cercando un equilibrio anche con Pechino. Ogni scelta, ha assicurato il sottosegretario alla Farnesina, sarà fatta “tenendo a mente la più ampia riflessione sui rapporti da tenere con la Cina in corso con i partner Nato, G7 e Ue”.