Mentre in Italia aumenta il conto di morti e sfollati per due giorni di pioggia, la nostra premier discute di massimi sistemi al G7 in Giappone. Il tema di fondo è uno solo: gli Stati Uniti devono tornare i padroni del mondo o è più conveniente una politica multilaterale, che rispetti prima tra tutti la Cina? Nel primo caso la soluzione è semplice: aumentiamo le armi a Kiev, le sanzioni a Mosca e tagliamo più possibile i legami con Pechino, disdettando – per quanto riguarda l’Italia – gli accordi della via della Seta.
Su questa strada, ovviamente, insiste Washington, e la Meloni che si è rimangiata tutte le critiche del passato alla Nato, è oggi perfettamente allineata. Prostrarsi a Biden, però, non sta portando bene né alla nostra economia né alla premier. Se Roma cancellerà gli accordi sottoscritti da Conte e Xi Jinping, i nostri competitor tedeschi e francesi rimpiazzeranno in un attimo gli scambi commerciali a cui rinunceremo. E c’è di più. A tre anni dalla firma di quel protocollo, i vantaggi economici si sono visti poco, e fermarci adesso significherebbe buttar via l’investimento.
Il danno per il nostro sistema industriale sarebbe dunque enorme, e la gratitudine della Casa Bianca non è detto che compensi la spesa. Se a questo aggiungiamo che il presidente americano neppure se la fila “Io sono Giorgia”, negandole persino l’appuntamento chiesto da mesi, la Meloni ci sta consegnando agli interessi Usa per un pugno di mosche. Così, isolata in Europa e serva nel blocco occidentale, l’Italia sovranista che conta?