Sugli affitti per gli studenti ad oggi sono state raccontate solo baggianate e sono stati commessi soltanto errori. Uno dopo l’altro. Dopo l’ampia polemica e le “tendopoli” piazzate in giro per l’Italia dagli studenti che non posso permettersi affitti d’oro impossibili da affrontare per semplici studenti. È questo il cuore del report che l’Unione degli Universitari (Udu) ha predisposto e che presenterà oggi. Il documento nello specifico affronta il tema di come siano stati utilizzati i finanziamenti del Pnrr in merito appunto al mondo studentesco. Ma qualche anticipazione il nostro giornale già può darla.
Il governo non ha costruito migliaia di posti letto per gli studenti. Disastro dell’Esecutivo sui fondi del Pnrr. La fetta più grande è andata ai privati
Innanzitutto, nel documento l’Udu esamina nel dettaglio come il ministero dell’Università e della Ricerca sta utilizzando i 960 milioni di euro per realizzare residenze universitarie. L’analisi è stata condotta analizzando tutti i provvedimenti emanati negli ultimi due anni dal ministero dell’Università, controllando residenza per residenza. “Il Pnrr prevedeva come obiettivo quello di favorire l’accesso all’Università. Bisognava realizzare nuove strutture di edilizia universitaria, così da triplicare i posti per gli studenti fuorisede e raggiungere i 105.500 posti letto entro il 2026. Il ministero ha dichiarato di aver raggiunto il target dei 7.500 nuovi posti letto”, ricorda nel report l’Unione degli Universitari.
Ma dal 2022, il ministero ha registrato un errore dietro l’altro. Continua il sindacato studentesco: “È falso che siano stati realizzati 8.500 posti letto, quelli nuovi non sono neanche 5.000. Il resto erano posti letto già esistenti che, semplicemente, sono stati censiti per la prima volta. A nostro parere, il ministero non ha realmente raggiunto l’obiettivo preposto, ma ha realizzato una finzione sulle spalle degli studenti fuorisede. Ci chiediamo se la Commissione Europea sia consapevole di quanto successo”.
Ma non è finita qui. Altro aspetto critico, secondo l’Unione degli Universitari, è la destinazione dei posti letto, nonché le regole di assegnazione delle risorse”. Anche in questo caso la spiegazione è piuttosto chiara: “Il 75% dei posti letto finanziati finora sono andati ai privati, i quali sono sostanzialmente liberi di destinare o meno i posti letto al Diritto allo Studio.
Stimiamo che un posto letto pubblico destinato al Diritto allo Studio sia costato in media 40mila euro, mentre dal privato si arrivi a 150mila euro. Il risultato? Se il Governo andrà avanti così, prevediamo che i 960 milioni di euro porteranno alla realizzazione di un numero di posti letto per il Diritto allo Studio che potrebbe essere inferiore ai 10mila. Sarebbe un disastro, cui responsabilità sono anzitutto politiche”. Il fallimento è piuttosto vicino, dunque.
Non a caso l’Unione degli Universitari sta preparando una manifestazione con decine di tende che saranno montate venerdì mattina all’Università di Verona, dove arriverà la Ministra Annamaria Bernini (nella foto) per l’inaugurazione dell’anno accademico. E proprio la ministra ieri è intervenuta in Aula per affrontare il delicato tema degli affitti. “Converrete – ha detto – che solo agendo sull’offerta di servizi abitativi, fisiologicamente anche i prezzi degli affitti diminuiranno. È il mercato che garantisce il welfare. Perché se nessuno investe su questo purtroppo il pubblico non è sufficiente per garantire 60mila posti letto da qui al 2026”. Non solo.
“In coerenza con questo principio – ha aggiunto – ribadisco ancora una volta che non abbiamo effettuato alcuna scelta in favore di operatori pubblici o privati. Il nostro obiettivo è raggiungere quanto previsto in modo efficiente, nei tempi previsti”. Meglio privato che pubblico, se occorre.