Dietro l’inversione tra decreto sul Ponte sullo Stretto, con discussione e voto finale anticipato a ieri, e decreto bollette, previsto per ieri ma slittato a oggi, c’è l’ennesimo scivolone del governo di centrodestra. Dietro lo stop al decreto bollette, sul quale la maggioranza ha deciso di porre la fiducia, ci sarebbe l’intervento del Quirinale, con il presidente Sergio Mattarella che avrebbe rilevato una disomogeneità in alcune norme contenute nel provvedimento. Norme che, di fatto, trasformavano una serie di misure per contenere il costo dell’energia in un decreto-omnibus.
Il testo del decreto bollette è tornato oggi in Aula alla Camera dopo lo stop del Colle per la presenza di norme non omogenee e senza coperture
Non era difficile prevedere che inserire le visite parlamentari nelle carceri senza preavviso poco avesse a che fare con le norme di un decreto che stanzia quasi 5 miliardi a sostegno di famiglie e imprese per l’acquisto di energia elettrica e gas naturale e interventi in materia di salute e adempimenti fiscali. Forse quando in campagna elettorale promettevano di essere “pronti”, quelli del centrodestra non intendevano in tutte le materie.
Il testo, pertanto, dopo i rilievi del Quirinale, è dovuto tornare nelle Commissioni Finanza e Affari sociali di Montecitorio prima di approdare nuovamente in aula, questa mattina. Le norme ritenute disomogenee dal Colle (oltre alle visite in carcere dei parlamentari senza preavviso) riguardano il ruolo di Assoprevidenza a supporto degli investimenti dei fondi pensione nella capitalizzazione delle Pmi, il Polo didattico dedicato alle vittime di Marcinelle e una misura sul payback dei dispositivi medici per un’esenzione in favore dell’Emilia-Romagna.
Ma i “bravi” (il termine può valere anche con accezione manzoniana) del centrodestra non si sono limitati al solo pasticcio delle quattro norme sopra elencate. L’articolo 16 bis del decreto, che riguarda la stabilizzazione dei precari degli istituti di ricerca sanitari, è risultato essere senza copertura e verrà soppresso. In una nota, Gilda Sportiello, deputata del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali e firmataria dell’emendamento in questione, dicendosi “stupita” e profondamente “delusa”, scrive: “Nel giorno dell’accoglimento del testo, avevamo parlato di ‘passo avanti per il Paese’, perché avrebbe permesso di riconoscere a questi ricercatori, fondamentali per il Servizio Sanitario Nazionale, quello che spetta loro. Oggi, di conseguenza, non possiamo che denunciare il vergognoso passo indietro compiuto dal governo”.
“Evidentemente”, prosegue, “a questo governo non interessano la ricerca sanitaria e soprattutto i diritti dei lavoratori che portano avanti la ricerca stessa. Fa particolarmente rabbia il fatto che parliamo di una precarietà che perdura da tredici anni, quando la legge prevede un massimo di tre anni. Il governo adduce la motivazione della mancanza di coperture, ma si tratta di un evidente pretesto. Il nostro emendamento prevedeva infatti un cambiamento di destinazione di fondi già disponibili ed in ogni caso il Governo può e deve trovare le risorse adeguate. Il futuro dei ricercatori sanitari italiani dipende da questo emendamento e un accantonamento sarebbe immotivato, grave e semplicemente inaccettabile”.
Il governo in 6 mesi ha varato 25 decreti legge. Nello stesso periodo sono state approvate solamente 5 leggi ordinarie
Proprio ieri, intanto, il sito Openpolis ha pubblicato i numeri aggiornati sull’utilizzo dei decreti legge da parte del governo Meloni: sono stati 25 in 6 mesi. Nello stesso periodo sono state approvate solamente 5 leggi ordinarie. L’attuale esecutivo presenta il dato più alto di decreti legge pubblicati in media al mese (4,17) tra i governi delle ultime 4 legislature. Openpolis rileva che “in molti casi il governo ricorre ai decreti legge per ridurre al minimo le discussioni e approvare i provvedimenti così come deliberati in Consiglio dei ministri”.