Dopo Italia, Germania e Francia continua il tour del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. L’altro ieri con il presidente francese Emmanuel Macron, Zelensky ha incassato la promessa francese di continuare “a fornire sostegno politico, finanziario, umanitario e militare agli ucraini finché sarà necessario. “Nelle prossime settimane, – scrive Macron su Twitter – quindi, addestreremo ed equipaggeremo diversi battaglioni ucraini con decine di veicoli blindati e carri armati leggeri”.
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Il Regno Unito invierà invece centinaia di nuovi droni d’attacco a lungo raggio con una portata di oltre 200 chilometri. Lo ha dichiarato il governo britannico dopo che Zelensky ieri è atterrato a Londra per un incontro con il primo ministro Rishi Sunak.
Il premier britannico ha affermato che l’incontro arriva in un “momento cruciale nella resistenza dell’Ucraina e che il Regno Unito donerà “centinaia di altri missili di difesa aerea e ulteriori sistemi aerei senza pilota, tra cui droni d’attacco a lungo raggio” che sosterranno l’Ucraina mentre si prepara a intensificare la sua resistenza all’invasione russa in corso. Il presidente ucraina annuncia con la Gran Bretagna anche “una coalizione di jet”: “credo che a breve sentirete alcune decisioni molto importanti, ma dobbiamo lavorarci un po’ di più”, ha detto il leader ucraino subito dopo l’incontro a Chequers con Sunak.
Passa qualche ora e un portavoce del premier Rishi Sunak, citato da SkyNews, aggiusta il tiro: “Saprete che la Raf non li usa”, ha spiegato ai giornalisti, alludendo all’uso di Typhoon e F-35 da parte delle forze britanniche. “Ovviamente, credo, stanno trattando con altri paesi che usano gli F-16, e noi lavoriamo con quei paesi”.
Mosca risponde a stretto giro: la fornitura di missili da crociera Storm Shadow dalla Gran Bretagna all’Ucraina “non può avere effetti fondamentali” sul conflitto in corso, ma porterà solo a “ulteriori devastazioni”, dice il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov citato dalle agenzie russe. Sempre sul campo internazionale Zelensky spinge per velocizzare l’ingresso del suo Paese nella Nato.
“È tempo di rimuovere la più grande incertezza sulla sicurezza in Europa, ovvero approvare una decisione politica positiva sull’adesione alla Nato”: ha detto il presidente ucraino in un discorso video al vertice sulla democrazia di Copenaghen. “Vale la pena farlo già al vertice di luglio. Questo sarà un segnale tempestivo”, ha affermato Zelensky.
Secondo il Washington Post però fra i paesi membri della Nato c’è un “consenso” sul fatto che non ci sarà alcun invito formale all’Ucraina per l’adesione all’alleanza al prossimo vertice dell’11 e 12 luglio. Anche per quanto riguarda l’adesione all’Ue la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, ha spiegato che “resta ancora del lavoro da fare. Alcuni passi, dei sette previsti, sono stati già fatti – ha detto von der Leyen – ma altri sono ancora in corso.
Von der Leyen ha ricordato che “a giugno la Commissione presenterà un rapporto orale, intermedio, sui progressi dell’Ucraina e a ottobre sarà invece presentato il rapporto completo” sulla base del quale si esprimeranno gli Stati per decidere l’eventuale avvio dei negoziati.
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Nonostante le dichiarazioni è gelo invece tra Ucraina e Vaticano. Il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak ha invitato il Papa “a sposare il piano di pace ucraino”. Anche gli appassionati belligeranti di casa nostra friggono per il piano del Vaticano. Resta quindi sospesa la solita domanda: ma se Bergoglio non sta lavorando per “la resa dell’Ucraina” ma per la fine delle ostilità, a chi da fastidio che possa finire questa guerra?