Il maltempo di questi giorni è la prova del cambiamento climatico ma, senza un’adeguata rete di raccolta idrica, non ci salverà dalla siccità. Questo l’allarme lanciato dall’Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue (Anbi).
“Ciò che sta meteorologicamente accadendo sul Paese è l’evidente dimostrazione di quanto ripetutamente previsto e cioè di come, su ampie zone del Nord, ad un lungo periodo di siccità stiano seguendo abbondanti piogge, il cui apporto non però è tesaurizzabile per la mancanza di adeguate infrastrutture di stoccaggio”. Lo spiega il Presidente Anbi Francesco Vincenzi. “È una potenziale ricchezza d’acqua, che rischiamo di rimpiangere da qui a qualche settimana con l’arrivo del grande caldo. Per questo è necessario programmare un futuro idrico che, avviando concretamente un piano di invasi medio-piccoli, multifunzionali ed ecocompatibili, eviti il ripetersi delle litanie degli stati d’emergenza; i progetti ci sono”.
Il maltempo non deve trarre in inganno
Secondo l’ultimo report, l’apporto pluviale di queste settimane e le temperature di un aprile mediamente più fresco della norma hanno contribuito sia a ritardare lo scioglimento del manto nevoso che a rivitalizzare i corpi idrici che, come i Grandi Laghi, hanno sofferto durante un’annata 2022 ed un inverno 2023 estremamente secchi.
“Quanto queste piogge contribuiscano a risolvere l’insufficienza idrica, lo si potrà vedere solo nelle prossime settimane. Si sta infatti riproponendo la situazione del 2022, allorché uno sprazzo di primavera piovosa fece sperare in un’inversione di tendenza dopo l’inverno più arido da 70 anni; quando le piogge esaurirono i benefici sul clima, le anomalie di temperatura si acuirono con le conseguenze, che ancora si riverberano sulla scarsità di risorsa idrica”. È quanto precisa Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.
Malgrado il matelmpo, il nord resta l’osservato speciale
Dal settimanale report dell’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche risalta “l’importante dato di accrescimento nei bacini lacustri: il Maggiore sale di quasi 49 centimetri, superando il dato medio storico (95,1% di riempimento) così come i laghi di Como, che cresce di 36 centimetri (riempimento: 72,9%) e d’Iseo (+ cm.33,8 e 90,0% di riempimento). Tardano invece le buone notizie per il più grande bacino italiano: il lago di Garda raggiunge il 51,4% di riempimento, ma resta abbondantemente sotto media (cm. 67 invece di cm. 108,2)”.
Analizzando le regioni, in Valle d’Aosta, a seguito di un aumento delle temperature (sulle Grand Murailles in Valtournenche, a 2600 metri d’altezza, nella scorsa settimana le temperature non sono scese sotto lo zero), il manto nevoso si è assottigliato con conseguente incremento delle portate in alveo dei corsi d’acqua, innanzitutto la Dora Baltea, che supera la media storica di Maggio (fonte: Centro Funzionale Regionale Valle d’Aosta).
Cresce anche il fiume Po, che però, pur nel miglioramento, evidenzia tutta la sua fase di crisi. Dopo la piena ‘morbida’ dei giorni scorsi, non riesce a mantenere un livello di portata in linea con le medie del periodo. A Pontelagoscuro, la piena del 3 maggio ha toccato il picco di 1055 metri cubi al secondo per poi ridiscendere agli attuali mc/s 675,88. Ma, secondo Anbi, “è sconcertante pensare che la portata media mensile, in quella stazione, è pari a mc/s 1999!”.
In Piemonte, piogge sparse stanno ristorando il territorio dopo un mese di aprile deficitario per quanto riguarda le precipitazioni (-47% e -70% sui bacini di Bormida e Residuo Tanaro). Sulla regione il bilancio nivale dice -38%, ma arriva a -89% sul Piemonte meridionale. Permane grave la situazione dei corpi idrici sotterranei, i cui valori sono inferiori di oltre il 75% al consueto. Crescono, per effetto del maltempo, le portate dei fiumi seppur restando minori dello scorso anno.
Dalla Lombardia all’Emilia Romagna, gli effetti del maltempo
In Lombardia migliora la situazione del fiume Adda mentre non succede altrettanto con il Serio e il Mincio. Il livello dell’Oglio, invece, cresce di circa mezzo metro a causa del maltempo di questi giorni. Le riserve idriche nella regione sono superiori di quasi il 30% al 2022, ma praticamente dimezzate rispetto alla norma (-50,5%).
I fiumi della Liguria non sembrano aver beneficiato da piogge poco consistenti, rimanendo stabili su bassi livelli.
In Emilia Romagna, dopo l’emergenza alluvionale, le portate di molti fiumi appenninici sono ridiscese al di sotto dei valori medi mensili a dimostrazione dell’accentuazione del carattere torrentizio assunto. Interessante è notare come la parte occidentale della regione sia stata quasi completamente esclusa dalle piogge primaverili, confinando fiumi come il Taro ad un soffio dal livello minimo storico.
Anche sul Nord Est d’Italia, un freddo mese d’aprile non è stato generoso di piogge. In Veneto gli apporti meteorici sono stati inferiori del 24% alla norma; la risorsa nivale è simile all’inverno scorso. Per quanto riguarda le acque sotterranee, permane la condizione di scarsità idrica con livelli di falda, in alta pianura, prossimi od inferiori ai minimi assoluti, registrati in questo periodo nei recenti 20 anni, con punte fino ad oltre -120%.
La situazione in chiaroscuro del Centro Italia
In Toscana tornano a ridursi le portate fluviali, dove spicca la performance negativa del Serchio, i cui flussi sono ben al di sotto delle medie storiche. Restano sostanzialmente stabili, invece, i livelli dei fiumi nelle Marche, dove i bacini artificiali, nonostante gli attingimenti, continuano a mantenere un quantitativo di risorsa superiore agli anni scorsi.
In Umbria, nonostante un mese di aprile ed un inizio di maggio piuttosto generosi in termini di piogge, non migliorano le condizioni del lago Trasimeno. Malgrado il maltempo cala anche il livello del fiume Nera mentre resta stabile quello del Chiascio.
Nel Lazio crescono le portate dei fiumi Aniene, Liri ed anche del Tevere, che mantiene una portata media di mc/s 92 in centro a Roma. Aumentano pure i livelli dei laghi di Nemi (+ cm.4) e di Bracciano (+cm.3). In Abruzzo, aprile è stato più fresco della media e buono è il bilancio idrico in tutta la regione con anomalie positive, più marcate nella provincia di Pescara.
Il sud con il maltempo torna a sorridere
In Molise, il livello dell’acqua nella diga del Liscione è m. 3,64 più alto rispetto al 2022. In Campania, i livelli dei fiumi Volturno e Sele sono superiori a quelli dello scorso quinquennio (fonte: Centro Funzionale Multirischi Protezione Civile Campania). In Basilicata, il maltempo della settimana scorsa ha regalato circa 18 milioni di metri cubi d’acqua in più nei bacini della regione. Nella vicina Puglia, la crescita è stata solo di un paio di milioni di metri cubi.
In Calabria, la diga di Sant’Anna, grazie all’apporto di 7 milioni di metri cubi d’acqua, ha recuperato quasi tutto il deficit accumulato negli scorsi mesi che, in controtendenza con il resto della regione, erano stati particolarmente secchi sulla provincia crotonese; intense piogge, addirittura estreme si sono registrate su alcune località della Sila (a Longobucco, dove si è verificato il crollo di un viadotto, sono caduti 200 millimetri di pioggia in 2 giorni).
Violenti nubifragi si sono abbattuti localmente anche sulla Sicilia, dove mm. 223 di pioggia in un paio di giorni sono stati registrati ad Antillo, nel messinese.
Infine, una situazione pluviale molto diversa si registra in Sardegna dove, escluso quello della Liscia, tutti gli invasi settentrionali restano in una condizione idrica, che la Regione indica di pericolo; stessa condizione vale per i bacini del settore centro-orientale (Nuorese). Complessivamente, rispetto al 2022, nell’isola mancano all’appello ben 158 milioni di metri cubi d’acqua (fonte: Autorità di bacino regionale Sardegna).